Schegge di Follia, Chris Benoit
Boh.
Forse sto per dire una cazzata.
Perché vado a memoria.
Ho cercato riscontro su web ma non l’ho trovato.
Eppure me lo ricordo bene.
Molti anni fa, forse era il 1991.
In televisione trasmisero un film che con il tempo si rivelò un cult.
A me piace molto.
La suppo-critica lo definì “sopravvalutato”.
Anzi, per la precisione “bello, ma sopravvalutato”.
Era Schegge di Follia con una Winona Ryder semplicemente meravigliosa.
Per non parlare di Christian Slater.
Il giorno dopo la messa in onda, in Italia, un ragazzino decise di imitare la scena clou del film.
E ci scappò il morto.
Naturalmente, siccome siamo uno Stato evoluto, civile e consapevole. La Commissione Censura interviene immediatamente, pone il divieto ai 18 anni per Schegge di Follia e noi non lo rivedemmo mai più in televisione.
Il bello è che in un sito ho trovato scritto “questo film che in America è un cult, in Italia è stranamente poco noto”.
Te credo.
Mai che accade con Padre Pio per esempio.
Tipo il giorno dopo la messa in onda della fiction con l’orrido Castellitto,
50 giovani si fanno i buchi sulle mani perché fa fico,
e allora interviene la commissione censura a proibire le immagini sacre del Frate.
Sarebbe bello ma ovviamente stupido.
Come stupido è da parte di Italia1 la decisione intellettual-chic
di mettere al bando il Wrestling dopo l’assassinio, da parte di Chris Benoit, della moglie e del figlio.
Come è ancora più stupido che tutto il mondo dei blogger o, più in generale, del web che spesso ha utilizzato come linea comune un certo approccio libertario, siccome si tratta di wrestling allora ‘sto giro la censura va bene.
Il wrestling mi piaceva. Non lo consideravo violento.
Mi faceva sorridere perché anno dopo anno cercava nei personaggi di riprodurre degli spaccati della società americana: l’immigrato irlandese, l’americano doc, il biker, il frocio, il canadese, il rapper, etc..
Stereotipi molto divertenti, naif, creati per un pubblico di bambini, Che giustamente impazzivano.
Poi mi piaceva la spettacolarizzazione dei corpi, l’idea di “sport puro”, privo della reale dimensione agonistica, carico di messa in scena ad altissimo tasso acrobatico.
Ora non lo vedrò più.
Ma non la si può chiamare censura.
No.
Perché lor signori han deciso che se si tratta di Wrestling, non è censura, no.
in realtà ho come la sensazione che gli ascolti…mhh… che andassero così bene? Quale modo migliore per uscirne, se non da eroi? Mi consolo con Geoff Farina