Sono un socio-cialtrone.
Formazione sociologica. Approccio cialtrone.
Ovvero studio con l’unico obiettivo di applicare alla mia nefasta quotidianità alcune categorie universali. Per dotarla di senso. Per trovarci un disegno sottostante.
Tempo fa mi sono tuffato a capofitto nella lettura di alcuni saggi di Pippo Russo. A dispetto del nome da comico del bagaglino, Pippo Russo è un sociologo dello sport.
Un sociologo coi contro-cazzi.
In uno dei suoi saggi spiegava il fenomeno doping.
Avviso: se per caso un giorno Pippo Russo dovesse capitare qui è vivamente pregato di non offendersi per la riduzione del suo pensiero che sto per fare e lo avviso già da subito che nell’arco di poche righe lo inserirò in una cornice trash. Mi posso tranquillamente far perdonare offrendogli una bottiglia di Foss Marai.
Doping, dicevamo. Secondo Pippo Russo il doping è un falso problema, o, meglio, un problema molto relativo. Il vero problema è altro: il corpo.
Il corpo dell’atleta, nella fattispecie “il calciatore”, è diventato la silhouette socialmente perfetta.
Il corpo del calciatore è l’archetipo del corpo ideale.
Lui lo chiama “idealtipo”.
Il calciatore non è “proprietario” del proprio corpo, perché il suo corpo è diventato oggetto, è diventato modello di riferimento. Il calciatore è il corpo universale.
Con le donne l’esempio è ancora più palese. Negli anni ’90 il corpo socialmente accettato è il corpo della supermodella (Cindy Crawford). Nel 2000 è la velina (Elisabetta Canalis). Chi si scopa la velina? Il calciatore. E il ragionamento fila, no?.
Corpo universale maschile che copula col corpo universale femminile.
Il doping è un dettaglio. Funzionale al mantenimento o al raggiungimento della silhouette perfetta.
E uno pensa ai vari Vieri, Totti, Maldini.
E invece no. Il fenomeno è molto più inquietante e profondo di quanto si pensi.
Domenica sera sono al “Nodo”.
Locale della provincia trevigiana che odio. Ma che non riesco a non frequentare.
Sono lì con gli amici:
– Cit Grande, che ha appena accompagnato a casa la morosa col mal di testa
– Cit Piccolo, che non ha la morosa ma ha il Porsche
– Coke che affoga l’inquietudine amorosa in Pampero e Cola
– Danko, il mio pusher di proteine alla soia
– Mario, 200mq di casa che condivide con il cane. Anzi no, il cane dorme fuori.
Una sorta di Banda dei Brocchi tanto opulenta quanto nichilista.
Puntiamo gli occhi su una biondina, occhio chiaro. Non alta. Indossa jeans D-Squared, cintura di anelli d’acciaio, ballerine nere e canotta nera con inserti in Lurex a formare la scritta Pinko.
Balla nella classica posizione del T-Rex Irritato. Schiena leggermente inclinata all’indietro e braccine corte in avanti, sospese.
Il dj, un avanguardista, ha appena mixato Donatella Rettore.
Balla attorniata da un parterre maschile di amici impresentabili.
Dal fare e dalle movenze cafone.
Con loghi in evidenza. Baci & Abbracci, Armani Jeans, D&G stampate ovunque.
Estetica Bettarini, per capirci.
“Chi è?”
Chiedo timidamente.
Non risulta nel database di nessuno. Volti inquietati. Era da tempo che non mi cascavano così su una biografia femminile. Male. Brutto segno. Forse è giovane e i miei amici trentenni stanno subendo i primi segnali del gap generazionale.
Nessun problema. Ci penso io.
La mia testa di ponte è Nando. Un mio ex collega di quando lavoravo in fabbrica.
“Conosci la biondina?”
“No ma conosco i tizi al tavolo”
“Chi sono”
“Eh, sono i calciatori”
“Chi?”
“I calciatori”
“E chi cazzo sono?”
“E’ un tavolo che hanno organizzato alcuni calciatori. Sono sempre qui e fanno sempre un casino della madonna”
Pausa: mi tocco sotto l’ascella per sentire se ho ancora la pistola con me.
Pausa: forse devo smetterla di guardare Taxi Driver, io non possiedo alcuna pistola.
“Ma sono calciatori del Treviso?”
Beata ingenuità. Nando ride.
“Ma no, macché Treviso…uno gioca nel Cessalto, due nel Fossalta Maggiore, uno nell’Opitergina”
Professionisti, insomma.
Leggo il cartello del tavolo prenotato.
Tavolo Calciatori.
Attorniati da un sacco di “velinismo” locale.
E ballano e si divertono e fanno i cafoni.
Come la serie A.
Solo che al posto del Billionaire, c’è il Nodo.
Solo che al posto dell’Inter, c’è il Fossalta Maggiore.
Solo che al posto della Canalis, c’è la Biondina.
Ma a me dei calciatori, di Pippo Russo e della silhouette socialmente perfetta, mi frega un cazzo.
“Dove vai?”
“A conoscere la biondina”
“Ma sei fuori?”
“No”
Alzo il dito indice verso la biondina. Simulando nel linguaggio dei sordomuti “Posso parlarti un secondo?”.
Dall’alto del cubo lei fa no con il suo dito indice nano.
“Dai, solo un minuto”
Lei fa no col dito indice.
Fermi. Io di solito una cosa del genere non la farei mai. E’ che quando leggo Tavolo Calciatori, io voglio fare un frontale con la decadenza. E sono disposto a tutto.
Allora cammino verso di lei.
Mi faccio largo tra due calciatori.
Capiscono che c’è qualcosa che non va e mi seguono con lo sguardo.
Mi isso sul cubo.
Lei balla.
Due calciatori ballano dietro di lei.
Io sono immobile.
“Senti è un’ora che cerco di inventarmi qualcosa di originale per conoscerti, tu hai qualche idea?”
“Sono qui coi miei amici”
“Anch’io, ma non mi hai risposto”
“Sono qui coi miei amici”
“Eh ho capito non sono mica rincoglionito”
In quel momento si gira, mi dà le spalle e comincia a ballare avviluppata alla camicia bianca
di un calciatore, capello modello Luca Dorigo. Lui mi guarda si china verso di me e mi chiede con fare arrogante:
“Problemi?”
No, nessun problema.
E’ un falso problema.
Il dj, un avanguardista, ha messo su un pezzo di J-Lo.