Piuttosto che
L’occidente è alla deriva. Questo è un dato di fatto.
C’è chi dà la colpa a Berlusconi.
C’è chi dà la colpa a Prodi.
Io do la colpa al “piuttosto che“.
Da quando il “piuttosto che” ha sostituito la “o” esclusiva il mondo è andato a quel paese.
“Enrico vieni a cena fuori?”
Il cellulare non mente. Chi mi chiama è la Fede.
La mia migliore amica.
Mi chiede se andiamo a mangiare “il galletto” (e qui ci sarebbe da aprire una parentesi infinita sul ruolo sociale del galletto, ma i tempi non sono maturi).
Io accetto.
Lo so, è incredibile, ma accetto.
Alla Fede non si dice mai di no.
Entriamo in una proto-birreria nascosta nella periferia della periferia.
I camerieri e la titolare sono in costume tirolese.
I camerieri e la titolare appartengono alla categoria: “il nostro valore aggiunto è fare i simpatici con i clienti”
“Fede perchè c’è la gente vestita in maschera?”
“Boh forse siamo a Brunico”
La titolare indossa uno scamiciato con una trama di stelle alpine.
Gonna lunga verde e marrone.
E’ l’oktober fest. Ma siamo ad aprile e in piena campagna veneta.
I camerieri hanno il piglio simpatico.
Troppo simpatico.
Chi ci serve, per enunciare il menù, usa la seguente formula:
“Abbiamo il galletto con le patate piuttosto che la grigliata di salsiccia e maiale PIUTTOSTO CHE le polpette PIUTTOSTO CHE i wurstel PIUTTOSTO CHE…..
E lascia la frase in sospeso.
Uno si aspetta la chiosa avversativa e il cameriere lascia la frase in sospeso.
Come se io dovessi immaginarmi, ipotizzare uno dei suoi stronzissimi primi o secondi piatti.
Piuttosto che.
Ordino la grigliata.
Il cameriere continua a fare il simpatico.
Mi porta la grigliata e dice “ecco il maialino per il signore”.
Siamo già al caffé.
Arriva con il caffé.
“Ecco il caffé Liscio..Casadei…Romagna Mia…ahahahahah”.
Ci sono certi momenti nella vita in cui ti chiedi perchè tua madre, sì tua madre,
ti abbia iscritto a minibasket e non al poligono di tiro.
Usare una pistola fin da piccoli, anche una P38 tanto per capirci, a volte è utile.
Soprattutto a 30 anni e con un certo grado di consapevolezza.
Usciamo. Sconvolti.
La Fede ride.
Io piango.
La Fede ha troppo sonno per soffermarsi sulla religione del post-moderno che governa i nostri sabato sera.
Io no. Io non sono mai sazio.
La accompagno a casa. Ma sono le 22 e 30 e, per me, è ancora l’alba.
A domani.
Si sono uniti al coro, cantando “piuttosto che”: i Gotan Project
c’e’ da pensare a questo povero uomo, che ogni sera da anni, cerca di far ridere le persone con la solita battuta sul caffe’ liscio. C’e’ da pensare a cosa mai dira’ del caffe’ macchiato (sporco…ci vuole il viava’), sul corretto (eggia’ perche’ prima era sbagliato), su quello all’orzo (farro, 5 cereali). Ma c’e’ soprattutto da pensare a chi ride su queste battute, non su di lui…ma sulle battute. Pensiamoci…
Del tutto fuori contesto, niente Tirolo, niente Romagna, ma mi è venuta voglia di consigliarti un disco, un disco sereno, che ti fa sedere e ti mette a tuo agio: Garden Ruin dei Calexico.
E.
gira sul mio lettore da due settimane. Non riesco a togliermi dalla testa Roka, un capolavoro. Grazie mille.
grazie per l’attacco al piuttosto che.
mi sentivo solo, ma ora
ho anche te (assieme agli ansiolitici).
Ocio la frase:
Io le battute mi sa che ridevo.
son vigliacco.
Trovato tardi, risalgo lentamente il corso di questi post e dei loro commenti. Cazzo, il PIUTTOSTO CHE! Prima di arrivare a milano non ne conoscevo l’uso, poi a scuola, qualche insegnante moderno e trendy ci ha presentati. Adesso son anni che viene con me quando devo sembrare moderno. Che palle, piuttosto che che due coglioni…