Far East Film Festival

Posted by admin | Brodo | domenica 29 Aprile 2007 12:22

Post-it: io ai festival non ci devo più andare.

Al far east non ci sono mai stato.
Io e la cultura orientale abbiamo poco da spartire.
E ci teniamo lontani. Ci rispettiamo a distanza. Se per caso ci incontriamo nella stessa sala di solito uno dei due esce. Altrimenti litighiamo. Stavolta abbiamo litigato.

Un film di merda. Ma veramente di merda. La storia di tre simpatiche canaglie giapponesi che entrano in un college e scoprono di avere dei superpoteri.
I nemici sono gli italiani. E via di gag sugli italiani che parlano italiano, solite cose.
La gente applaude.

Come spesso accade nella narrativa manga giapponese alla fine c’è un Deus Ex Machina che salva tutto e tutti.
Se c’è una cosa che mi manda in bestia nelle strutture narrative è la presenza di un Deus Ex Machina che salva tutto e tutti.
Mi fa cascare i coglioni.

Un’altra cosa che non sopporto è l’estitica del cinephiles. L’esibizione forzata del badge: io sono dentro, tu sei fuori. Ma questo è un altro paio di maniche.

Esco dal film dopo aver fischiato sonoramente mentre altri applaudivano. Il diritto a fischiare lo trovo sacro.
Esco dalla sala.
Incontro Marco. Mio collega e patron di Knifeville.
“Te la ricordi quella puntata dei Simpson su YouTube?”.

Su YouTube c’è una splendida puntata dei Simpson.
Dove pigliano per il culo gli italiani.
Se leggete i commenti a questa puntanta:
http://www.youtube.com/watch?v=OVF1XfUpo2U
noterete come tutti sono scandalizzati da come gli americani riflettono i propri stereotipi sugli italiani. Si alzanno grida nazionalistiche di vergogna.
La puntata, inutile dirlo, è geniale.

Poi vai al Far East, vedi quattro musi gialli che ti pigliano per il culo per come parli.
Ma siccome sono musi gialli integrati al Festival Radical Chic allora non ti puoi scandalizzare per come ti piagliano per il culo. No. Applaudi.
Che figata!
E’ un po’ come l’elettronica.
Se la ascolti al Teatro Miela è cool.
Se la ascolti in discoteca è out.

Pigliare per il culo? Se lo fanno i giappo al Far East è una figata perchè “non puoi capire alcune cose della loro cultura”. Questa è la frase chiave che mi manda in bestia.
Se la fanno gli americani: “dio che popolo di merda”.

Uniche note positive:
– la presenza di IgorTv che mi ha consolo post-proiezione
– la giovane presenza del Campa e consorte
– vecchi amici che non vedevo da un tot
il concerto a cui ho assistito 24h dopo. Bellissimo

Domani metto i link. Ora a vado a pranzo. Dopo aver preso un antistaminico. Pollini del cazzo.

Dice-K aka Daisuke Matsusaka

Posted by admin | Brodo | venerdì 27 Aprile 2007 15:48

Mi allineo alla costa est americana:
vado letteralmente pazzo per questo uomo.
Voglio la testa di chi ha tolto il baseball da SKY.

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Mestre, stazione di Mestre

Posted by admin | Brodo | giovedì 26 Aprile 2007 19:34

“dio can, assame star, no sta tocarme”

Dopo le undici e mezza di sera la stazione di Mestre odora di piscio umano.
Acre, pesantissimo e insopportabile.
Mischiato a un pesante odore di alcool.
Proviene da due barboni appoggiati alle macchinette sputa-biglietti.
Devo fare il supplemento e mi riparo il naso con una salvietta umidificata al pino silvestre.

Lunghi respiri. Ma il piscio entra lo stesso.
Sto per svenire.
Trattengo il respiro.
Digito velocemente.
La carcassa puzzolente è coperta da un cartone con la scritta “Marlboro”.

Esco correndo.
Si aprono le porte scorrevoli.
Faccio 10 metri di corsa e poi riprendo a respirare.

“Rami” mi guarda ridendo.
L’avevo avvisato della puzza di piscio e lui mi aspetta fuori.
Rami è un ragazzo kosovaro ma vive a Parma che ho conosciuto in treno un’ora prima.

Mi ha fermato chiedendomi quanto costava il mio mac.
Stavo ascoltando Tiziano Ferro. Ho tolto le cuffie e gli ho risposto.

“Pensavo di prendere Mac”.
“Stop! Dimentica”.

Rami sta andando in Slovenia a trovare la ragazza.
Io non ci credo.
Ha 21 anni e lavora come disegnatore industriale.
Io non ci credo.
Credo che mi stia raccontando stronzate.
Poi apre la borsa e mi mostra un suo progetto.
Mentre lo chiama la ragazza.
Parlano in inglese.
Io ci credo.

Rami ha quattro fratelli e una storia personale meravigliosa.
Talmente intima e bella che non la condivido con nessuno.

Rami viene interrotto da un tizio altissimo che lo urta correndo.
Lo insegue una pattuglia.
Lo prendono.

“…no sta tocarme”.

Saluto Rami.
E monto sull’altro treno.
E’ l’una di notte.
E’ un treno che proviene da Venezia.
Mi siedo accanto a un terzetto.
Lei 60 anni.
Lui 60 anni.
Lei 30 anni.
Ho bisogno di sentirmi circondato dalle persone.
Stasera ho paura.
Loro forse di più.
La sottile linea di paura che ti accompagna tra le rotaie ti porta a socializzare.

La coppia anziana mi racconta che gestisce un ristorante.
Prendono il treno la mattina alle 8.
Tornano a casa all’una di notte. Ogni giorno. 365 giorni all’anno.
Da 20 anni.
Il signore anziano dorme.
La signora anziana mi confida che sta tanto male.
Ha un male ai piedi fortissimo che nessun medico riesce a spiegare.

“Forse i piedi di suo marito sono semplicemente consumati.”
Ma non ho il coraggio di dirglielo.
La signora ha paura e non è pronta per le grandi rivelazioni.
Come tutti.

Me compreso.

“Signore, scusi”
Sento una mano battere sulla spalla.
Mi alzo di scatto.
“Non volevo spaventarla ma deve scendere”
Sto ancora ansimando per la paura.
“Siamo arrivati a Trieste”.

Un pezzo gentile dei Jennifer Gentle a sussurrare la buonanotte

Partenze

Posted by admin | Brodo | lunedì 23 Aprile 2007 12:53

Si parte.
Milano.
Iulm.
Mai stato allo Iulm in primavera.
E’ un primo anno.
Non vedo l’ora di vedermi cosa mi sfoderano.
Prevedo un boom di ballerine multicolore.
Potrei sbagliarmi.
Prevedo tanti tagli “stile Raniero”.
Potrei sbagliarmi.

Il buzz della lezione è la presentazione di alcuni dati di Diario Aperto.
La si prepara in treno.
Come sempre.

Capelli

Posted by admin | Brodo | lunedì 23 Aprile 2007 12:51

Tempo addietro scrissi
che il Grande Fratello ogni anno sforna un modello estetico da seguire.
E’ successo per Katia Pedrotti.
E’ successo per Jonathan.
In modo lugubre. Ma è successo anche per lui.
E’ successo per Simona.

Sento mio fratello dopo un po’ di tempo.
Hey come va?
Le risposte di solito sono:
“Bene, devi vedere l’ultima cosa di Dsquared che ho preso su Ebay”.

Stavolta invece alla domanda:
“hey come va?” ha finalmente risposta con la testa.
Dimostrando la sua vera sfera. Quella che contiene l’intelletto.

“Bene. Ho deciso di tagliarmi i capelli”.
Ottimo.
“Mi faccio un taglio alla Raniero”.
“Scusa?”
“Sì. Dai, Raniero…quello del Grande Fratello”.

Scusate l’ingenuità…

Posted by admin | Brodo | mercoledì 18 Aprile 2007 15:32

Scusate l’ingenuità…
ma questa sembra solo a me
una mano su una tetta cascante?

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La cosa meravigliosa è che poi si è indignato
perchè l’incontro pasquale alla villa era per giovani promesse di Forza Italia.
Pare che tra le promesse l’abbia spuntata Angela del Grande Fratello 3.
Da sempre supporter di Forza Italia

Ma è stata una lotta dura, durissima.
Era in lizza con Sponge Bob, Techna e Bloom delle Winx, Gegia.
Ma ce l’ha fatta.

Non c’è commento musicale che regga

GLBT

Posted by admin | Brodo | mercoledì 18 Aprile 2007 09:37

Direttrice Pordenone – Oderzo.
Arrivo.
Scendo dalla macchina un po’ storno.
36 rotonde superate sono un record.
Mi è presa la mania di contarle.
E segnarmi sull’agenda gli sponsor.

rotatorie oderzo

Passa mia madre. Mi saluta.
Non passa un gran periodo quindi ricambio il saluto.

Passa il fantasma di mio padre, dipinge nell’aria un’emoticon.
Rispondo con l’occhiolino.

Mia madre stringe un foglio A4 in mano.
E’ un vizio tutto loro, quello di stampare, ritagliare, archiviare
qualsiasi cosa desti il loro interesse.

Io non archivio nulla.
Mi piace l’idea che prima o poi mi sentirò in colpa per aver dimenticato qualcosa
senza possibilità di recuperare la fonte.

Mi passa il foglio.
“Dimmi che ne pensi”.

Sul foglio c’è una mail di un trentenne trevigiano.
Indirizzata a Gazzettino e Tribuna.
Se fossi Santa Maria de Filippi la definirei una lettera piena di “dolore e speranza”.
Ma sono Enrico, o quel che ne resta.
E la definisco una lettera interessante, molto interessante.
Soprattutto quando arrivo a leggere la firma.

Nella lettera autobiografica si legge la storia di un giovane Pier Vittorio Tondelli di provincia.
Che cresce in un Veneto Bianco, bianchissimo. Che vive anni di pesante frustrazione, depressione, solitudine.
Che però ce la fa.
No, sia chiaro, non apre un’azienda. Maliziosi che non siete altro.
“Ce la fa” nel senso che un giorno capisce di sentirsi meglio.
Dopo aver fatto coming out. E aver dichiarato prima di tutti a se stesso di essere Gay.

Ma non si ferma qui.

Decide di organizzare un incontro che riunisca GLBT (gay, lesbiche, bisex, transessuali) che abbiano voglia di parlare, discutere e confrontarsi in una provincia dove spesso o sono invisibili oppure organizzano le serate in discoteca, Glitter-froci o froci da passeggio.

Impressionante il curriculum di questo trentenne. Scout, F.U.C.I., gite a Lourdes.

Vado al fondo della lettera.
Leggo la firma.
Leggo il numero di telefono.
Lo confronto con lo stesso nome che ho io nella rubrica del Nokia.
Corrispondono.

Vado indietro col tempo.
Al Liceo.

Torno un po’ più avanti con gli anni.
Due anni fa per la precisione.
Il giorno in cui ho sfondato i fanali della macchina del fantasma di mio padre.
Beccando in pieno uno stracazzo di idrante. Di quelli rossi.
Che credi esistano solo a New York fino a quando non ti ci vai a schiantare contro in retromarcia.

20 minuti prima dello schianto avevo incontrato lui in un bar mentre facevo colazione.
Mi aveva chiamato “Michele”.
Non si ricordava il mio nome. Chissà perchè quello di mio fratello sì. Pur non sapendo che io ho un fratello.

Mi ha raccontato del suo periodo di depressione.
Del fatto che aveva ripreso a lavorare da poco. Ma con grande difficoltà.
Stava male. Ma sorrideva.
Io ero in versione “pacca sulla spalla”. Sono davvero pessimo in queste situazioni.

Depongo la lettera.
Prendo il cellulare.
Gli scrivo un messaggio.
“Complimenti di cuore per la lettera. E in bocca al lupo per l’incontro”.
Risposta:
“K sei?”

“Michele”
Musica il tutto: Ring of Joy dei Queers

Che cos’è un blog?

Posted by admin | Brodo | martedì 17 Aprile 2007 19:13

Oggi l’allegra brigata capitanata da Robi Costa e Morbin di SWG
si è riunita per ragionare sui dati di Diario Aperto.

Ero lì di fronte ai fogli Excel.
Pensavo al fatto che nella mia quotidianità entropica e poco disciplinata
dovrei imparare Excel e organizzarmi la vita.

Poi sono comparse le cinquemila risposte alla domanda:
Cos’è secondo te un blog?
Mi cade l’occhio su una risposta.
Una su cinquemila.

Fulminante.
Essenziale.
Meravigliosa.

“Una vetrina dove farmi conoscere da nessuno”
Accompagna il tutto: un pezzo acustico di Kurt Cobain. Che decide di prendere David Bowie, toglierli i lustrini e farlo piangere

Un anno fa

Posted by admin | Brodo | sabato 14 Aprile 2007 09:57

Cominciavo a scrivere qui.
Festeggio così.
Proponendo un video-intervista su Diario Aperto.

Grazie a Rvnet e Beniamino Pagliaro.
P.s. vale come genetliaco

Festeggia con me Sam Paglia, al pianoforte

Last Train

Posted by admin | Brodo | venerdì 13 Aprile 2007 21:59

“Lambrate, stazione di Lambrate”

Schivo una trentina di cinesi.
Vendono dei microfoni di plastica multicolore.
Realizzo che in vita mia non ho mai visto un oggetto più stronzo
di un microfono di plastica multicolore.

Se schiacci un tasto si illumina e fa il rumore delle giostre.
Non mi riesce di andare in sbattimento.
Sono felice. E me ne frego del colonialismo di Mao edizione 2007.

Salgo sul treno.
Viaggio in interregionale.
Come ogni giovedì.

Mi siedo accanto a un tubo.
In ogni treno che prendi, facci caso c’è sempre un tubo.
Uno di quelli di cartone, con il tappo rotondo di plastica che li chiude.
In ogni treno che prendi, c’è sempre uno studente di architettura.

La ragazza del tubo si chiama Giulia.
Lo so perchè sta parlando a voce alta con quello che immagino essere il suo ragazzo.
Lui le dice “..’rivo a Padova alle undici”.
Al telefono. E’ un LG come il mio.
Marcato accento veneto.
Le sorrido.
Lei sorride.

Apro il merda-book perchè ho in programma la visione notturna di Babel.
Inarritu.
Forse il miglior regista per questo viaggio in treno. Ma lo penserò più tardi, non ora.

Giulia fa la scema con il suo ragazzo.
Mi arriva l’eco della sua voce attraverso le cuffie Schneiser.
“Ma dai, stupido!”. Segue risata.
Mentre Brad Pitt dal mio monitor abbraccia la moglie.

Passa un ragazzino. Felpa con le stelle.
Africa del Nord. Alzo l’occhio sinistro. Lo inquadro.
Ma dura un istante.

“Sì, arrivo alle undici e 10…più o meno”.
Giulia non si fida di Trenitalia. Del resto siamo solo all’altezza di Chiari.
Tutto può succedere.

La felpa con le stelle passa ancora.
Ma Gael Garcia Bernal è troppo bello per perdere tempo
con un giovane maghrebino.

Sento un urlo.
Un urlo fortissimo.
Ancora più forte perchè emesso al mio fianco.

La felpa con le stelle si scaraventa addosso a Giulia,
con una mano la spinge con violenza sul sedile più volte, con l’altra tenta di prendere il cellulare. Giulia urla e non molla il cellulare.
La felpa con le stelle tenta di strappare il telefono.
La felpa con le stelle carica il pugno sinistro.
Lo stampa sul volto di Giulia.
Ma Giulia non molla il cellulare.
Il cellulare si spezza.
La felpa con le stelle scappa via col moncherino di un cellulare.
Giulia piange e sanguina vistosamente.
Ha il labbro rotto e un’evidente rigonfiamento del volto.
Piange. Non si ferma mai.
Io sono immobile. Il tutto è durato al massimo tre secondi.
Poi la felpa con le stelle è scappata col moncherino. Scendendo dal treno.
Giulia è scesa a Brescia.
L’hanno accompagnata in ospedale.
Io sono risalito sul treno dopo aver testimoniato.
Insieme a Giulia c’erano altre quattro persone.
A loro è andata peggio.
Nemmeno un moncherino per loro.

Last train to London

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