I Grandi Maestri: l’eterno conflitto Genitori/Figli

Posted by admin | Brodo | martedì 30 Gennaio 2007 18:22

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Dicotomie

Posted by admin | Brodo | sabato 27 Gennaio 2007 13:39

Ho voglia di risotto.
Ho trovato una ricetta col gorgonzola e le noci.

Cucino decentemente.

Ok, la mia nuova Zona Veggie me lo impedirebbe.
Ma è sabato sera e posso concedermelo.
Decido di adeguarmi all’ era dello spritz e affiancare un aperitivo.
Col Campari.
Che si intona con la mia nuova camicia Yves Saint Laurent e la cravatta rossa.

Decido di andare a fare la spesa alla Coop di Viale XX Settembre.
Scendo in Piazza Puecher e incontro “Rosario”.
Con la sua Polaroid al collo.
“Rosario” si chiama Ahmed.
Ha 25 anni.
Lo conosco da tre.
Lo chiamano “Rosario” perchè vende le rose.

Siamo didascalici qui a Trieste.

Credo sia il giovane imprenditore più ricco di Trieste.
Mi ha confessato che gli è mai capitato di tornare a casa senza aver venduto il mazzo di rose.
E’ un monopolista. Zero concorrenza.
Mazzo da trenta rose.
5 euro a rosa.
Fanno 150 euro al giorno.
4500 euro al mese.
In nero.

Scendo in Via della Madonnina col pensiero fisso di aver sbagliato qualcosa nella vita.

Che in fin dei conti mi piacerebbe vendere rose e fotografare la gente con la Polaroid.
Ah, se vuoi anche la foto, fanno 7 euro a rosa.

Mi racconta che a Trieste sta da dio (e ci credo cazzo, se non stai bene tu)
Che gli vogliono tutti bene e che “quando ci sono quelli
con la corona d’alloro sulla testa mi tocca girare con due mazzi di rose”.

Mi viene in mente il giorno della mia laurea quando mia madre
ha sbagliato le proporzioni della corona e assomigliavo a Varenne.

varenne
“Rosario” mi accompagna fino all’imbocco del Viale.
Sostiamo insieme di fronte al cinema Excelsior.
Dove c’è la coda per entrare al Trieste Film Festival.
Il Festival del cinema dell’est-europa.
Un giovane universitario in coda mi manda in sbattimento.
Indossa una tuba nera e una sciarpa coi colori della pace.
Freakettone.
Potresti incontrarlo in prima fila a una lezione di semiologia dell’arte.
Dams.

Devo salutare “Rosario”. Devo allontanarmi.
Io e la tuba non siamo amici.

Squilla il cellulare.
“Ci vediamo al Miela stasera?”
“No”
“Dai…..”
“No il Miela è troppo supponente per me”
“Ma c’è la festa di apertura del Festival…”
“Musica elettronica, vero?”
“Sì suona Elettrosacher”

Eccoci qui. Breve digressione.
La musica elettronica è un gioco perverso e classista.
Immaginatevi un focus group.
15 persone che escono dal Festival del Cinema.
Mi fermano e mi chiedono:

“Dove vai stasera?”

Risposta a)
“Vado al Miela a sentire elettrosacher”
Contro-risposta a) alla risposta a)
“Che figata! Veniamo anche noi!”

Risposta b)
“Vado all’Ambasada Gavioli a sentire elettrosacher”
Contro-risposta b) alla risposta b)
“Ma sei fuori? Ma sei sfigato?”

Morale della favola:
a) se vai a sentire Elettrosacher in un teatro con videoproiezioni
allora si chiama elettronica e va bene.
b) se vai a sentire Eletrosacher all’Ambasada si chiama house
e allora non va bene. Sei sfigato.

L’elettronica legittima.
La house declassa.

E’ l’eterna lotta tra “spazzino” e “operatore ecologico” che ritorna.

Ammantare di supponenza i nomi rende sempre.

Alla fine cedo.
E imbocco la via del Teatro Miela.

Lo scenario è decadente. Dei peggiori.
Sfilano di fronte a me omuncoli con l’accredito penzolante.
L’accredito che decide chi è dentro e chi è fuori.
L’accredito che negozia la situazione.
Penzolo, ergo sum.

Due troiette tentano di convincere i simil-buttafuori a entrare senza pagare.
Insistono.
Premono.
E alla fine entrano.
Il biglietto costa 3 euro.

Entro. Ho bisogno di bere. Estremo bisogno di bere.
Faccio la fila evitando di inspirare l’ “odore di pizzaiolo” del filo-balcanico che mi precede.
Arrivo alla cassa.
“Due Martini con succo d’arancia”
“Ciò te me trovi impreparà, no go idea di quanto farteli pagar”
Decido di negoziare.
“Beh fammeli pagare come due aperitivi. Il Martini è L’Aperitivo”
“Te gà razon, x’é 5 euro in tutto!”

Prendo lo scontrino e vado al banco.
Appoggio il gomito.
Aspetto.
“Due Martini con succo d’arancia”
Mi prende lo scontrino e comincia a preparli sbuffando.
E’ seccata.
Si vede che ha qualcosa da dire ma finge di non doverla dire.
E sbuffa.
Poi non ce la fa più ed esplode.
“Ciò mi te li fazo ma saressi 4 euro l’uno”
“Non c’è problema vado a pagare la differenza”
“No gò dita questo, gò dita che mi te li fazo ma il prezzo x’é sbajà”
“Il prezzo me l’ha fatto il suo collega”
“Sì ma x’é sbajà”
“Mi spiace se vuole vado a cazziare il suo collega”
“El me collega gà sbajà”
“Mi scusi ma a me che cazzo me ne frega?”
E’ nervosissima.
“X’è che se tutti fazessi cussì…”
“Così come, scusi?”
“Che te va a la cassa e te ordini due martini. Dopo te vien qua e te ordini martini con succo d’arancia. Con succo x’é cocktail, senza succo x’é aperitivo“.

Non ho parole. La guardo incantanto.
Vorrei dirle: “chapeau”.
Vorrei dirle: “sei un genio”.

Ma mi si bloccano le parole.
E’ purissima sindrome di Stendhal.

Adesso vivo un manicheismo sfrenato.

La tipa, ad Amleto, gli fa una sega.

Bianco o nero? Puttanate.
Male o bene? Cazzate.
Milan o Juve, tacco a spillo o zeppa, zampa di elefante o sigaretta.
No.

Cocktail o aperitivo. Questo è il problema.

Gli snow patrol suonano sulle frequenze di Radio Fragola

Diario Aperto: il questionario è online

Posted by admin | Brodo | mercoledì 24 Gennaio 2007 15:33

Non ho idea di quanti siate ogni giorno a passare di qui.
Cioè. Un’idea ce l’ho.
Grazie alle statistiche.
Siete tanti. Oltre ogni aspettativa.

Allora confido in voi.
E’ partita l’inchiesta Diario Aperto
che ho seguito insieme a SWG, Splinder e Punto-Informatico.
L’inchiesta cerca di sondare il mondo dei blogger e dei loro lettori.

Vi chiedo semplicemente di cliccare qui (sito del questionario)
e di compilarlo fino alla fine.
E’ un po’ lunghetto, ma vi assicuro che merita 5 minuti della vostra attenzione.

Come sempre vi ringrazio.
Vi sono debitore.

test
prova

Melita Toniolo vs Humberto Maturana

Posted by admin | Brodo | giovedì 18 Gennaio 2007 15:56

Forse rischio a fare questo post.
Boh.
Tendenzialmente me ne sbatto.

Se volete farmi un torto.
Se volete generarmi del fastidio gratuito.
Non avete che da incontrarmi per strada e pronunciare la parola: “reality“.

Ne ho il cazzo pieno. Davvero.
E questa è l’ultima definitiva volta che entro nell’argomento per poi uscirne per sempre.

Stamattina faccio il solito giro per i vari blog e testate, la solita rassegna stampa quotidiana.

Incappo nello scoop dei nomi del Grande Fratello 7.
Incappo in Melita Toniolo.
L’attuale partner di Luca Dorigo (sempre sia lodato).

Incappo nelle solite critiche supponenti.

a) “Il Grande Fratello” non è rappresentativo perchè l’anno scorso avevano tutte le tette rifatte.
b) “Il Grande Fratello” non è rappresentativo perchè sono tutti che vengono dal mondo dello spettacolo, magari quello di provincia o addirittura comunale
c) “Il Grande Fratello” è fatto dalle solite aspiranti veline e aspiranti tronisti

Solo per questo torno sull’argomento.
Per tentare di spiegare come funziona il meccanismo.
Per quel poco so, per quel poco che l’ho vissuto.

Capolo n°1

Perchè ci sono così tanti residui di agenzie al Grande Fratello o comunque gente che con lo spettacolo ha qualcosa a che fare?

Perchè è ovvio. Perchè ai casting, ai provini, i primi ad accorrere sono i giovani con un’agenzia alle spalle.
Perchè è il loro mestiere.
Perchè hanno come obiettivo nella vita quello di emergere nel mondo dello spettacolo.
Perchè l’ “agenzia” controlla sia il centro (Costantino? Simona Ventura?), sia la periferia (le varie Miss Selvazzano o il Premio Villotta di Chions)

Capitolo n°2

Perchè c’è così poca gente “normale” al Grande Fratello?

Perchè la gente “normale” il Grande Fratello lo guarda.

Vi racconto un aneddoto.
TvDiari aveva 108 concorrenti. Un numero enorme. Televisivamente enorme.
108 concorrenti significa un lavoro di casting mostruoso.
L’obiettivo di TvDiari era scovare il quotidiano di chiunque, ripeto: chiunque, avesse qualcosa da dire.
Il primo passo fu quello dei manifesti in giro per la città.
Poi il passaparola.
Poi battere le università, le scuole, le palestre, i luoghi di lavoro maggiormente frequentati.
Ocio che 108 è un buon campione.
Morale? Zero.
Nessuno dico nessuno che dicesse “ok sperimentiamo”.
Magari il casting lo facevano, ma poi erano loro stessi a rinunciare.

Altro aneddoto.
Ho conosciuto un sacco di gente con TvDiari.
Una volta ho conosciuto un ragazzo di Milano.
Giovane.
Estremamente intelligente, con gusti intellettuali molto maturi per la sua età.
Innamorato, ma non aveva il coraggio di confessare il proprio amore per timore.
Timore che la fanciulla lo mandasse a cagare.
Gli do un consiglio.
“Ok, manda una mail a TvDiari. Partecipa. E parli di questo. Lascia una testimonianza dal sapore romantico”
Viene contattato dalla redazione.
Ma rinuncia.
Ha paura.
Paura di abbattere la soglia che separa lo spettatore dall’attore.
Poi si è aperto un blog. E ha rimediato così.

Capitolo n°3

Perchè un mio amico che è un muratore ha fatto i provini e non l’hanno preso?

Perchè il tuo amico muratore ha fatto il provino immaginandosi
già su un tavolino di una discoteca a ballare. Mentre 20 donzelle
gli chiedono l’autografo.
Perchè il tuo amico è identico in tutto e per tutto all’aspirante tronista,
ha gli stessi sogni e le stesse velleità, con in più la frustrazione
di non averli vissuti e di non viverli mai.
E sappi caro ingegnere o caro architetto che la stessa cosa vale anche per te.
Capitolo n°4

Chi si lamenta delle aspiranti veline o degli aspiranti tronisti,
lo fa parlando sempre di “altro da sé”. Un mondo che schifa, schiacciato da quintali di merda,
di dinamiche orrende come i pompini sotto la scrivania, finzione, puttane, nani e ballerine.
E’ vero.
Non lo discuto. Esiste quindi è.
Ma non è sempre così.
C’è una componente che in molti tendono a sottovalutare ed è la componente del pubblico.

Perverso, morboso, pronto a identificare l’ “attore” come una non-persona, un non-essere
solo perchè essere televisivo.
Pronto a riconoscere la stupidità di un essere femminile solo perchè inserita in un proscenio.
Stupidità vs Umanità. Dove lo scontro è già perso in partenza.

Sappiate che un reality stipula un tacito contratto con voi.
Tanto quando il reality si serve di un olio del meccanismo interno (puttane, nani e ballerine),
così il reality ha bisogno di un olio del meccanismo esterno. E siete voi.

Voi che agite secondo la legge delle tre “i”:
– immedesimazione
– identificazione
– innamoramento

Oppure voi che agite secondo la legge delle “r”:
– rifiuto
– rigurgito
– radical chic (sono quelli che si alternano a dire “che figata i reality” oppure “che merda i reality” dipende da cosa, in quella particolare annata, genera più hype in assoluto)

Il reality è un “sistema”. Un sistema autopoietico, per la precisione.
Che mantiene, espande e riproduce la propria organizzazione.
Non crediate di esserne immuni.
Non crediate di non venirne contagiati perchè vi nascondete dietro la vostra supponenza.
C’è bisogno anche di voi, accomodatevi.

E come tutti i sistemi autopoietici,
come il corpo umano per esempio,
c’è un solo modo per fermarlo.

Non guardarlo?
No, non avete capito un cazzo.

La risposta giusta è “morire“.

E lo ribadisco per l’ultima volta.

Accompagna questo post la lettura di Die Wirtschaft der Gesellschaft di Niklas Luhmann

Gomma

Posted by admin | Brodo | lunedì 15 Gennaio 2007 18:41

Non c’è scena nella storia del cinema
che mi piaccia più di questa. Prendetevi due minuti.

E’ il mio sogno da sempre.
Nella mia personalissima lotta all’intellettualino della porta accanto in coda, al cinema, all’università.

Partecipare a un seminario di sociologia sull’ “identità liquida” dei lavoratori precari.
E alla parola “liquida” entra un gruppo di co.co.pro e piscia sul tavolo del convegno. Liquido? Eccolo.

Purtroppo sono solo fantasie: convegno dopo convegno, supponenza dopo supponenza, stronzata dopo stronzata, il sogno di mandare a cagare lo sguardo arrogante del tuo interlocutore è sempre più vano.
Ci siamo abituati a tutto.
A tutto.

Allora è tempo di ricorrere ai maestri del passato. Di impugnare un libro/DVD appena uscito che sfiora il capolavoro.
Il libro è di “Gomma” Guarnieri, un nome da associare immediatamente alla cultura underground milanese degli anni ’80.
S’intitola Punx. Creatività e Rabbia e contiene un DVD con 5 reperti video inediti semplicemente meravigliosi.
In uno di questi il solito gruppo di suppo-sociologi organizza il solito suppo-convegno sulle “bande spettacolari milanesi”.
Un suppo-convegno sui punk.
E chi fa irruzione? Ovvio, un gruppo di Punk.

Qui trovate un report del 1984

Un estratto:
Sociologa: “Allora a noi è interessato, a noi gruppo di ricerca, la comparsa di alcuni aspetti nuovi della cultura giovanile, e io adesso li indico qui schematicamente come siamo schematici noi, i ricercatori e gli scienziati sociali”.
Punk: “Ma come quello dice che avete fatto un’indagine sul campo e tu adesso dici che l’avete fatta in maniera schematica! Vi contraddite uno con l’altro, porco dio! Eh no, cazzo”

E’ d’obbligo anche un giro sull’intero sito di Gomma, imperdibile.

Accompagna la mia totale pigrizia narrativa l’incertezza se scegliere un pezzo dei Krisma o dei Cabaret Voltaire

Manutenzione

Posted by admin | Brodo | mercoledì 10 Gennaio 2007 20:24

Sono giorni di manutenzione.
Del Blog.
Di me.
Sul blog niente da dire.
Parlare di blog su un blog è da sfigati.
Su di me, alcune anteprime:

a) sono 10 giorni esatti che ho aderito alla Zona Vegetariana.
Barry Sears come al solito mi protegge dall’alto.
Procurarsi le proteine vegetali è dura.
Ma ci riuscirò, come sempre.

b) ho deciso che non guarderò nemmeno una puntata
del Grande Fratello 7.
Stavolta è troppo.
Soprattutto perché non ci partecipo.
In compenso sto impazzendo per il Celebrity Big Brother UK.
Edizione fantastica.
C’è Dirk Benedict.
Chi?
Dirk Benedict. “Sberla” dell’A-Team.
O Apollo di Battlestar Galactica, la prima serie.
C’è quella stronzetta di Jade.
Chi?
Arrivata terza al Grande Fratello 3 inglese. Fastidiosissima. Ripugnante.
E poi c’è Ken Russell. Sì, Ken Russell. Ma se n’è già andato.
C’è pure la tipa che stava con Teddy Sheringam.

c) ho finito e confezionato il mio progetto di nuovo format televisivo.
Due paginette in word di cui vado molto fiero.
Mi piacerebbe condividerla ma ovviamente non posso.
E’ un’idea semplice. Forse funzionerà. Speriamo.
O forse è troppo decadente.
S’intitola “Precari”.

d) Oggi ho accompagnato una truppa di Uomini/Donne Marketing in giro per Trieste.
Uno di loro insisteva nel dirmi che mi aveva già visto.
“Ma dove ti ho conosciuto?”
“Ma abbiamo qualche cliente in comune?”
“Ma giri spesso per Milano? Locali?”
“Hai un volto troppo famigliare…”
“Ma sei sicuro che…boh..”
Sì. Sono sicuro. Non ero io.
Quello lì, quello che hai visto tu era il Signor 2006.
Roba vecchia, obsoleta.

e) domani torno a Oderzo.
Se mia madre non ha disfato l’albero fatto con gli angioletti di Thun
faccio scoppiare la rivoluzione.
Thun is Evil.
Ovviamente è Meat is Murder degli Smiths ad accompagnare il post

Annales

Posted by admin | Brodo | lunedì 8 Gennaio 2007 13:48

Paura.
Vacanze che meritano un lungo report.
Poca voglia di farlo.
Tempo di bilanci, anno nuovo. Poca voglia di farlo.
Tanto non cambia un cazzo.

O, meglio, le cose cambiano eccome.
Ma noi non ce ne accorgiamo.
Le tracce sono ovunque.
Ma con tutti questi iPod alle orecchie nessuno si accorge di nessuno.

Me compreso. Anche se non ho l’ipod.

Allora il primo post del 2007 lo lascio a un altro.
Uno che alla mattina si sveglia.
Apre il balcone.
E il suo balcone dà sulla facciata di cemento armato della palestra di Ponte di Piave.
E lì sì che le cose cambiano.
E lui se ne accorge e mi manda una mail.

“Marco ti amo”

oppure

“Gobbo cula”

Poi è arrivato Scamarcio.

“Giulia: io e te 3msc”

Poi è arrivato il 1° Gennaio 2007, l’Europa è passata a 25 e sul muro esterno della palestra di Ponte puoi leggere:

“w Steaua Bucuresti”

Stamane, aperti i balconi.

Aspetto la risposta dei tifosi della Dinamo.

Altro da aggiungere?
Sì.
Buon 2007 nel nome di George Hagi.

Luciano Minghetti annuncia ai radioascoltatori un pezzo da dedicare a Maria di Pola. Si tratta di Una strada nel bosco di Gino Bechi