Last Train
“Lambrate, stazione di Lambrate”
Schivo una trentina di cinesi.
Vendono dei microfoni di plastica multicolore.
Realizzo che in vita mia non ho mai visto un oggetto più stronzo
di un microfono di plastica multicolore.
Se schiacci un tasto si illumina e fa il rumore delle giostre.
Non mi riesce di andare in sbattimento.
Sono felice. E me ne frego del colonialismo di Mao edizione 2007.
Salgo sul treno.
Viaggio in interregionale.
Come ogni giovedì.
Mi siedo accanto a un tubo.
In ogni treno che prendi, facci caso c’è sempre un tubo.
Uno di quelli di cartone, con il tappo rotondo di plastica che li chiude.
In ogni treno che prendi, c’è sempre uno studente di architettura.
La ragazza del tubo si chiama Giulia.
Lo so perchè sta parlando a voce alta con quello che immagino essere il suo ragazzo.
Lui le dice “..’rivo a Padova alle undici”.
Al telefono. E’ un LG come il mio.
Marcato accento veneto.
Le sorrido.
Lei sorride.
Apro il merda-book perchè ho in programma la visione notturna di Babel.
Inarritu.
Forse il miglior regista per questo viaggio in treno. Ma lo penserò più tardi, non ora.
Giulia fa la scema con il suo ragazzo.
Mi arriva l’eco della sua voce attraverso le cuffie Schneiser.
“Ma dai, stupido!”. Segue risata.
Mentre Brad Pitt dal mio monitor abbraccia la moglie.
Passa un ragazzino. Felpa con le stelle.
Africa del Nord. Alzo l’occhio sinistro. Lo inquadro.
Ma dura un istante.
“Sì, arrivo alle undici e 10…più o meno”.
Giulia non si fida di Trenitalia. Del resto siamo solo all’altezza di Chiari.
Tutto può succedere.
La felpa con le stelle passa ancora.
Ma Gael Garcia Bernal è troppo bello per perdere tempo
con un giovane maghrebino.
Sento un urlo.
Un urlo fortissimo.
Ancora più forte perchè emesso al mio fianco.
La felpa con le stelle si scaraventa addosso a Giulia,
con una mano la spinge con violenza sul sedile più volte, con l’altra tenta di prendere il cellulare. Giulia urla e non molla il cellulare.
La felpa con le stelle tenta di strappare il telefono.
La felpa con le stelle carica il pugno sinistro.
Lo stampa sul volto di Giulia.
Ma Giulia non molla il cellulare.
Il cellulare si spezza.
La felpa con le stelle scappa via col moncherino di un cellulare.
Giulia piange e sanguina vistosamente.
Ha il labbro rotto e un’evidente rigonfiamento del volto.
Piange. Non si ferma mai.
Io sono immobile. Il tutto è durato al massimo tre secondi.
Poi la felpa con le stelle è scappata col moncherino. Scendendo dal treno.
Giulia è scesa a Brescia.
L’hanno accompagnata in ospedale.
Io sono risalito sul treno dopo aver testimoniato.
Insieme a Giulia c’erano altre quattro persone.
A loro è andata peggio.
Nemmeno un moncherino per loro.
Last train to London
Schneiser o Sennheiser?
Che tristezza, purtroppo possiamo parlare quanto vogliamo di integrazione ma finche le nostre città sono ricolme di ragazzini stranieri che passano i loro giorni in italia a far casino…
Qui a Treviso ste scene sono molto quotidiane purtroppo!
Sennheiser, spero.
Vedi, Enrico, che avevo ragione a diffidare delle felpe con le stelle?
Arrivo a Lambrate ogni mattina. Parto da Lambrate ogni sera.
Non puoi capire la tristezza che mi scende nel cuore ogni volta che la sento nominare. Aggiungi poi QUEI microfononi colorati.
Un episodio alienante, comunque, che si adatta tristemente bene ai luoghi in cui si è svolta.
E’ sicuramente colpa della felpa con le stelle. O c’è di mezzo il satanismo. O tutte e 2.
Il bello è che deve aver valutato se incularti il portatile o il cell. della tipa, poi ha visto che razza di merda stavi guardando e….
Devo ricordarmi di buttare la felpa a stelle: da domani quella a strisce.
Trento, Luglio ’03, trenino a diesel della Valsugana, due vetture. Caldo torrido, condizionatori non ancora installati.
Ragazzino magrebino 13-14enne con borsone pieno di calzini e fazzoletti sale a Trento in direzione Bassano-Venezia. Si toglie la maglietta e rimane a torso nudo, un pelleossa autentico.
Controllore italo-meridionale, palestrato, 1,80 cm per 100 Kg di peso, rasato, orecchino con brillante al lobo sx. Right said Fred insomma.
Il Colosso intima al ragazzino di rivestirsi. Questo fa ‘finta di pomi’. Il Controllore s’incazza, il magrebino rimbrotta, il controllore piglia il magrebino per il collo urlando di scendere dal treno che chiama i carabinieri, alza il pungo pronto a colpire, dopo aver mollato un megaceffone tatuando una mano rossa in faccia al bocia, in lacrime.
Intervengo per calmare le acque, la rissa è sedata. Il Ragazzino non mi calcola e urla ‘puttane! fatevi i cazzi vostri’ alle astanti signore attonite e partigiane del controllore, promettendo a questo una vendetta di lama. Il Controllore mi dà il suo numero di telefono e il nome perchè dice che conosce quelli come me e che se devo denunciare il fatto ai giornali come episodio di razzismo, almeno posso fare un nome e cognome.
Io, studente laureando in sociologia di ritorno a casa, mi ritengo l’uomo più sfigato del mondo e sprofondo sul sedile in attesa di Castelfranco Veneto.
Penso… se fossero andate di moda le magliette a stelle forse non sarebbe successo.
Ho in testa l’immagine di te che mentre sta andando la colonna sonora del film in un piano sequenza in cui viene suonata Bibo no aozora ti vedi davanti una scena del genere.
Rileggendo il post mi viene una domanda, la Felpa Con Le Stelle… ne parli quasi come di una categoria dello spirito piuttosto che un capo d’abbigliamento. C’e’ qualcosa dovuto al mio essere lontano che non so?
per fortuna, R, a te la felpa con le stelle e’ risparmiata…
Se ti spiego l’area semantica “felpa con le stelle”
entriamo in mondo dal quale preferirei tenerti fuori.
Ne va del tuo buon gusto per/delle cose.
Diciamo che qui i giovani si dilettano
a indossare felpe di merda.
Ti rimando a un post
di igorTv ma te lo faccio linkare da lui che adesso
non ho proprio tempo.
No problem vado a cercarmelo io da Igor! Thanks
Cazzo che brutte!