Dicotomie

Posted by admin | Brodo | sabato 27 Gennaio 2007 13:39

Ho voglia di risotto.
Ho trovato una ricetta col gorgonzola e le noci.

Cucino decentemente.

Ok, la mia nuova Zona Veggie me lo impedirebbe.
Ma è sabato sera e posso concedermelo.
Decido di adeguarmi all’ era dello spritz e affiancare un aperitivo.
Col Campari.
Che si intona con la mia nuova camicia Yves Saint Laurent e la cravatta rossa.

Decido di andare a fare la spesa alla Coop di Viale XX Settembre.
Scendo in Piazza Puecher e incontro “Rosario”.
Con la sua Polaroid al collo.
“Rosario” si chiama Ahmed.
Ha 25 anni.
Lo conosco da tre.
Lo chiamano “Rosario” perchè vende le rose.

Siamo didascalici qui a Trieste.

Credo sia il giovane imprenditore più ricco di Trieste.
Mi ha confessato che gli è mai capitato di tornare a casa senza aver venduto il mazzo di rose.
E’ un monopolista. Zero concorrenza.
Mazzo da trenta rose.
5 euro a rosa.
Fanno 150 euro al giorno.
4500 euro al mese.
In nero.

Scendo in Via della Madonnina col pensiero fisso di aver sbagliato qualcosa nella vita.

Che in fin dei conti mi piacerebbe vendere rose e fotografare la gente con la Polaroid.
Ah, se vuoi anche la foto, fanno 7 euro a rosa.

Mi racconta che a Trieste sta da dio (e ci credo cazzo, se non stai bene tu)
Che gli vogliono tutti bene e che “quando ci sono quelli
con la corona d’alloro sulla testa mi tocca girare con due mazzi di rose”.

Mi viene in mente il giorno della mia laurea quando mia madre
ha sbagliato le proporzioni della corona e assomigliavo a Varenne.

varenne
“Rosario” mi accompagna fino all’imbocco del Viale.
Sostiamo insieme di fronte al cinema Excelsior.
Dove c’è la coda per entrare al Trieste Film Festival.
Il Festival del cinema dell’est-europa.
Un giovane universitario in coda mi manda in sbattimento.
Indossa una tuba nera e una sciarpa coi colori della pace.
Freakettone.
Potresti incontrarlo in prima fila a una lezione di semiologia dell’arte.
Dams.

Devo salutare “Rosario”. Devo allontanarmi.
Io e la tuba non siamo amici.

Squilla il cellulare.
“Ci vediamo al Miela stasera?”
“No”
“Dai…..”
“No il Miela è troppo supponente per me”
“Ma c’è la festa di apertura del Festival…”
“Musica elettronica, vero?”
“Sì suona Elettrosacher”

Eccoci qui. Breve digressione.
La musica elettronica è un gioco perverso e classista.
Immaginatevi un focus group.
15 persone che escono dal Festival del Cinema.
Mi fermano e mi chiedono:

“Dove vai stasera?”

Risposta a)
“Vado al Miela a sentire elettrosacher”
Contro-risposta a) alla risposta a)
“Che figata! Veniamo anche noi!”

Risposta b)
“Vado all’Ambasada Gavioli a sentire elettrosacher”
Contro-risposta b) alla risposta b)
“Ma sei fuori? Ma sei sfigato?”

Morale della favola:
a) se vai a sentire Elettrosacher in un teatro con videoproiezioni
allora si chiama elettronica e va bene.
b) se vai a sentire Eletrosacher all’Ambasada si chiama house
e allora non va bene. Sei sfigato.

L’elettronica legittima.
La house declassa.

E’ l’eterna lotta tra “spazzino” e “operatore ecologico” che ritorna.

Ammantare di supponenza i nomi rende sempre.

Alla fine cedo.
E imbocco la via del Teatro Miela.

Lo scenario è decadente. Dei peggiori.
Sfilano di fronte a me omuncoli con l’accredito penzolante.
L’accredito che decide chi è dentro e chi è fuori.
L’accredito che negozia la situazione.
Penzolo, ergo sum.

Due troiette tentano di convincere i simil-buttafuori a entrare senza pagare.
Insistono.
Premono.
E alla fine entrano.
Il biglietto costa 3 euro.

Entro. Ho bisogno di bere. Estremo bisogno di bere.
Faccio la fila evitando di inspirare l’ “odore di pizzaiolo” del filo-balcanico che mi precede.
Arrivo alla cassa.
“Due Martini con succo d’arancia”
“Ciò te me trovi impreparà, no go idea di quanto farteli pagar”
Decido di negoziare.
“Beh fammeli pagare come due aperitivi. Il Martini è L’Aperitivo”
“Te gà razon, x’é 5 euro in tutto!”

Prendo lo scontrino e vado al banco.
Appoggio il gomito.
Aspetto.
“Due Martini con succo d’arancia”
Mi prende lo scontrino e comincia a preparli sbuffando.
E’ seccata.
Si vede che ha qualcosa da dire ma finge di non doverla dire.
E sbuffa.
Poi non ce la fa più ed esplode.
“Ciò mi te li fazo ma saressi 4 euro l’uno”
“Non c’è problema vado a pagare la differenza”
“No gò dita questo, gò dita che mi te li fazo ma il prezzo x’é sbajà”
“Il prezzo me l’ha fatto il suo collega”
“Sì ma x’é sbajà”
“Mi spiace se vuole vado a cazziare il suo collega”
“El me collega gà sbajà”
“Mi scusi ma a me che cazzo me ne frega?”
E’ nervosissima.
“X’è che se tutti fazessi cussì…”
“Così come, scusi?”
“Che te va a la cassa e te ordini due martini. Dopo te vien qua e te ordini martini con succo d’arancia. Con succo x’é cocktail, senza succo x’é aperitivo“.

Non ho parole. La guardo incantanto.
Vorrei dirle: “chapeau”.
Vorrei dirle: “sei un genio”.

Ma mi si bloccano le parole.
E’ purissima sindrome di Stendhal.

Adesso vivo un manicheismo sfrenato.

La tipa, ad Amleto, gli fa una sega.

Bianco o nero? Puttanate.
Male o bene? Cazzate.
Milan o Juve, tacco a spillo o zeppa, zampa di elefante o sigaretta.
No.

Cocktail o aperitivo. Questo è il problema.

Gli snow patrol suonano sulle frequenze di Radio Fragola

25 Comments »

  1. Commento by Barbara23 — 27 Gennaio 2007 @ 14:38

    Beh, innanzitutto “chapeau” a te.
    E poi: ognuno ha le dicotomie che si merita.
    Comunque si vede che Trieste è un mercato particolare perché non ho mai conosciuto Rosari che vendessero molto. O magari fanno solo finta di piangere miseria – non saprei.

  2. Commento by kross — 27 Gennaio 2007 @ 14:46

    ..”Scendo in Via della Madonnina col pensiero fisso di aver sbagliato qualcosa…”: per esempio hai scritto: “ho voglio di risotto”…

  3. Commento by elle — 28 Gennaio 2007 @ 01:17

    ti adoro moltissimo

  4. Commento by fg — 28 Gennaio 2007 @ 03:00

    “saressi”!?

  5. Commento by Linda — 28 Gennaio 2007 @ 11:06

    … saressi triestìn…

  6. Commento by Ant — 29 Gennaio 2007 @ 00:45

    Mi sento illuminta! Ora capisco perchè lo spritz alla veneta (con aperol o campari) costa 2 euro a treviso, e dai 4 in su in qualunque alla città l’abbia ordinato. Da na parte x’è considerà aperitivo, da che altre x’è cocktail!

    Speravo di trovare un post sulla vittoria Shilpa shetty 🙂

  7. Commento by fg — 29 Gennaio 2007 @ 01:15

    “saria” lo conoscevo, “saressi” mai sentito 🙂

  8. Commento by EdTv — 29 Gennaio 2007 @ 10:06

    thx fg, purtroppo la mia “scrittura” del triestino
    è pessima in quanto non triestino.

    Tutte le correzioni sono ben accette!

  9. Commento by il.poeta — 29 Gennaio 2007 @ 13:50

    Nel giuliano fanno confusione tra condizionali e congiuntivi. Confermo “saressi”.

  10. Commento by R. — 29 Gennaio 2007 @ 14:24

    Viva il classismo! Non so se la mia sia supponenza ma di disgusto ne ho da vendere.

  11. Commento by maria vittoria — 29 Gennaio 2007 @ 14:34

    AAHAHAHHAHAHHAHAHHHHH

    quando scrivi in triestino mi pare di sentirli parlare sti personaggi!!

  12. Commento by Linda — 29 Gennaio 2007 @ 14:44

    Concordo con il.poeta
    E’ stata una delle prime cose che mi hanno spiegato.

  13. Commento by endria — 29 Gennaio 2007 @ 14:52

    sto blog me piasi assai.

    bravo henry!

  14. Commento by bln — 29 Gennaio 2007 @ 15:38

    ho avuto la fortuna (~§$!!!) di vivere a ts i miei primi 25, lunghissimi anni. mai sentito un saressi. sempre e solo saría. se vuoi, al limite, è interscambiabile con il congiuntivo (fosi).
    occhio alle grafie: x’è->xe
    le doppie, dicono, nel triestino non esistono.

    big respect per la calma zen: a me un’acidità di riflesso sarebbe uscita di sicuro.

    pezo roba le comese triestine, pezo de le vece su la 29, ciò. il che è tutto dire.

  15. Commento by EdTv — 30 Gennaio 2007 @ 10:56

    c’è bisogno di un triestino,
    un Morbin
    o un Roberto per capirci…

    così risolviamo la questione
    e imparo meglio la trascrizione del parlato

  16. Commento by kross — 30 Gennaio 2007 @ 12:25

    eppure su sto saressi non son convinta…faccio due telefonate e so dire.

  17. Commento by kross — 30 Gennaio 2007 @ 13:32

    ah ecco…c’era gia’ la risposta di un qualche mulo… si si, sarìa.

  18. Commento by maria vittoria — 30 Gennaio 2007 @ 15:29

    si tratta di un cortocircuito con il veneto.

  19. Commento by kross — 30 Gennaio 2007 @ 15:34

    eh bon..pero’ pure in veneto e’ sarìa..almeno nella zona del divo.

  20. Commento by Roberto — 30 Gennaio 2007 @ 16:48

    ma io sono solo un genovese trapiantato a Trieste!! Con tutti i traumi infantili connessi legati al mio dialetto che “ciò ti, vara che se capisi subito che no te son de trieste!”.
    Chiederò ad una mia amica vera triestina “patoca”, anche se io propendo fortemente per il “sarìa” derivante dallo scambio congiuntivo/condizionale già citato da il.poeta.
    Il ritratto della commessa media triestina è esemplare, da qui i nostri amatissimi luoghi comuni: “se compra mejo in Friul”, ecc. ecc.

  21. Commento by Linda — 30 Gennaio 2007 @ 16:54

    Probabilmente persisterò nell’errore ma sapevo che il veneto sarìa si traduce nel giuliano saressi proprio in virtù di quel cortocircuito di cui sopra.

  22. Commento by Gorillo — 31 Gennaio 2007 @ 09:16

    Mamma mia, quel dialogo non si può leggere proprio… te lo riscrivo:

    ““Due Martini con succo d’arancia”
    “Ciò te me trovi impreparà, no go idea de quanto farteli pagar”
    Decido di negoziare.
    “Beh fammeli pagare come due aperitivi. Il Martini è L’Aperitivo”
    “Te ga razon, xe 5 euro in tuto!”

    “Ciò mi te li fazzo ma saria 4 euro l’uno”
    “Non c’è problema vado a pagare la differenza”
    “No go dito questo, go dito che mi te li fazzo ma il prezzo xe sbajà”
    “Il prezzo me l’ha fatto il suo collega”
    “Sì ma xe sbajà”
    “Mi spiace se vuole vado a cazziare il suo collega”
    “El mio colega ga sbajà”
    “Mi scusi ma a me che cazzo me ne frega?”
    E’ nervosissima.
    “Xe che se tutti fazessi cussì…”
    “Così come, scusi?”
    “Che te va a la cassa e te ordini due martini. Dopo te vien qua e te ordini martini con succo d’arancia. Con succo xe cocktail, senza succo xe aperitivo“.”

    ….

    SARESSI???? ma che state a dire?

  23. Commento by EdTv — 31 Gennaio 2007 @ 10:44

    Gorillo, grazie mille 🙂

  24. Commento by Solstizio — 1 Febbraio 2007 @ 16:14

    Su elettronica/house, hai ragione e basta.
    Però la tipa al bancone non ha di certo seguito un corso per lavorare in un american bar, perché un martini/succo non è cocktail, è long drink.
    Se c’è una sola base alcolica, miscelata con tutto quello che vuoi, è long drink. Dovrebbe fartelo pagare come hai detto tu. E’ mescolato, non agitato.
    Se hai due basi alcoliche, mescolate o agitate, è cocktail: scatta il sovrapprezzo ehehhe

    ci vediamo all’actioncamp .)

  25. Commento by voickicky — 23 Ottobre 2008 @ 18:28

    There was this guy see.
    He wasn’t very bright and he reached his adult life without ever having learned “the facts”.
    Somehow, it gets to be his wedding day.
    While he is walking down the isle, his father tugs his sleeve and says,

    “Son, when you get to the hotel room…Call me”

    Hours later he gets to the hotel room with his beautiful blushing bride and he calls his father,

    “Dad, we are the hotel, what do I do?”

    “O.K. Son, listen up, take off your clothes and get in the bed, then she should take off her clothes and get in the bed, if not help her. Then either way, ah, call me”

    A few moments later…

    “Dad we took off our clothes and we are in the bed, what do I do?”

    O.K. Son, listen up. Move real close to her and she should move real close to you, and then… Ah, call me.”

    A few moments later…

    “DAD! WE TOOK OFF OUR CLOTHES, GOT IN THE BED AND MOVED REAL CLOSE, WHAT DO I DO???”

    “O.K. Son, Listen up, this is the most important part. Stick the long part of your body into the place where she goes to the bathroom.”

    A few moments later…

    “Dad, I’ve got my foot in the toilet, what do I do?”

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