La teoria dei giochi e la caffettiera elettrica

Posted by admin | Brodo,vita di merda | giovedì 8 Aprile 2010 09:45

Che ci crediate o meno questa non è una caffettiera elettrica programmabile.

caffettiera

E’ un equilibrio di Nash

tempo_programmazione

Ma aiutiamoci con un esempio:

tempo_programmazione1

No vabbé questo è troppo banale.
Chiediamo aiuto a un altro esempio:

tempo_programmazione2

A proposito di Golden Globe

Posted by admin | Brodo | martedì 13 Gennaio 2009 20:38

Se qualcuno credeva di aver visto Millionaire,
c’è un Pomini da mandare a memoria.
http://soulfood.blogspot.com/2009/01/laccendiamo.html

Maledetta quella volta che ho fatto un’eccezione al mio credo 2008/2009
di non mettere mai più piede in un cinema.

Posted by admin | Brodo | mercoledì 7 Gennaio 2009 15:57

spettacolopuro3

Tranquilli, con me le donne non si annoiano mai

Posted by admin | Brodo | venerdì 21 Novembre 2008 00:17

dormire sul divano

dormire sul divano1

dormire sul divano2

dormire sul divano3

dormire sul divano4

dormire sul divano5

Incidere una svastica sulla carrozzeria di un’auto francese- Ultima Parte

Posted by admin | Brodo | lunedì 10 Novembre 2008 16:14

Questa storia ha annoiato forse prima me che voi.
Quindi la faccio breve.

La lettera continua che la tizia si sta avvicinando alla data del dottorato.
Ha un appuntamento a casa del professore.
Rimane bloccata nella neve per 5 ore.
Arriva a casa del professore che è notte.
Si ferma lì a dormire.

L’appuntamento serviva per fornire le indicazioni bibliografiche necessarie per passare l’esame.
A un certo punto il professore fa “scusa un attimo” e va in bagno.

Solo che caga con la porta aperta.
E la tizia sente tutto.
Dottorato e merda.

Poi se ne va a casa e comincia a studiare.
Il professore le dà dei compitini da svolgere.
Lei li svolge e li spedisce al professore.

Il professore però a un certo punto sparisce.
Non risponde nemmeno al telefono.
Si fa vivo solo una volta, al telefono.
E la rassicura. Le dice di non preoccuparsi.
Che tanto la traccia dell’esame l’avrebbe scritta lui.

E le dice di prepararsi bene su un punto molto specifico.
E lei è rassicurata.

Però il professore non risponderà mai più al telefono.

Arriva il giorno dell’esame e ci sono 20 persone.
Lei è l’unica la cui formazione è coerente con il tema del dottorato.
Allora si siede sempre più tranquilla.

Arriva la traccia. Ma la traccia non c’entra nulla
con quanto lei ha studiato fino a ora.
Ma proprio nulla. Tutta un’altra cosa.
Allora capisce che qualcuno l’ha fregata di brutto.

Allora si alza.
E riconsegna il foglio in bianco.
E bestemmia tra sé e sé.
Esce, va in bagno e piange a dirotto.

Aspetta l’uscita del professore.
Chiede spiegazioni. Ma il professore fa finta di nulla.
E come tutte le persone deboli quando viene attaccata,
attacca di conseguenza.
E la taccia di totale incompetenza e ignoranza.

Allora lei se ne va.

Passa una settimana.

Ed è una mattina come un’altra
quando lei si sveglia
prende il treno
si dirige al parcheggio del dipartimento,
sì, il dipartimento che lei sognava.

Tira fuori una chiave e incide una svastica sulla portiera
dell’auto del suo professore.

Questa lettera finisce così.
Non l’ho riportata tutta
primo perché mi stavo annoiando
secondo perché non esiste nessuna lettera,
il protagonista di tutto questo sono io.

Incidere una svastica sulla carrozzeria di un’auto francese- Parte 2

Posted by admin | Brodo | giovedì 6 Novembre 2008 16:46

Il periodo che mi separa
dal giorno dell’esame si fonda
su ogni tipo di marchetta
possibile e immaginabile.

Una sorta di climax ascendente del vendere se stessi.

Partecipazione a convegni, produzione di paper,
lezioni gratuite, iscrizione all’Associazione
Nazionale degli esperti di Comportamento e Patologia
del seminarista arrapato.

Il tutto al fine di conquistare visibilità e fiducia
presso chi mi accompagnerà alla corte dell’esame.

All’epoca mi stavo specializzando
in “Varicocele o Priapismo, cos’è peggio?”
e non c’era occasione migliore che girare
un po’ l’Italia accanto a Little Blood e Marcel
per dare lustro alle mie ricerche.

Il primo appuntamento è una trasferta presso
un convegno nazionale. Espongo la mia ricerca.
Applausi. Festa.

Il tutto comincia però ad allarmarmi,
più che altro per una questione di costi,
non di performance.
Vitto, alloggio e viaggio mi derubano
di un due pezzi da cento. Niente male.

Il secondo appuntamento è a 700km da casa.
Little Blood viaggia in prima classe.
Io in seconda.
Ogni tanto passo a trovarlo così scrocco la presa di corrente
per il portatile.
Entro nel suo scompartimento e di fronte a lui
siede Valerio Evangelisti.

Nessuno nello scompartimento l’aveva riconosciuto.
Scambiamo quattro chiacchiere e lui mi fa il più classico
e sorridente degli in bocca al lupo.

La mia marchetta a 700km da casa
funziona oltre ogni aspettativa.
C’è parecchio entusiasmo attorno alla mia presentazione.

Ma è già l’ora di tornarsene a casa. In treno.
Ma in quel momento accade il classico colpo di culo inaspettato.
Due professori di “Fornicazione finalizzata alla procreazione”
si offrono di darmi un passaggio.
Insomma 500 km potrei farmeli comodamente in macchina.
Una bella Audi Station.

Il professor “Ci” e il professor “Elle”
sono in enorme ritardo. E noi non usciamo dalla coda
che ci immette al casello.
E loro sono in ritardo.

Il professor “Ci” comincia a correre come un pazzo
sfiorando più volte i 220 all’ora.
E corre.
Corre come non ho mai visto nessuno correre.
E’ in corsia di sorpasso quando un pazzo ci si pianta di fronte.
Una frenata che a distanza di anni sento ancora nelle orecchie.
Abbiamo sfiorato la morte.
Salvi.

“Ci” sospira, si fa il segno della croce.
“Elle” lo segue.

Il tempo passa e non siamo distanti dalla meta.
Sono quasi le sei pomeriggio.
Mi addormento.
Sto sognando la conferenza che ho appena tenuto.
E un ricercatore, davvero carino, che mi chiede il numero di telefono.

“…piena di grazia, il signore è con te”

Il ricercatore sembra pregare.
Eppure nel sogno non muove il labiale.

“….tu sei benedetta tra le donne…”

Il ricercatore mi ha solo chiesto il numero.
E se n’è andato.

“…benedetto il frutto del seno tuo…”

Apro gli occhi.
“Ci” e “Elle” stanno pregando.
Intonano tre Ave Maria.
Poi un salmo.
“Ci” recita il salmo.
“Elle” risponde col coro.

Terminano il salmo.
E chiudono con il Padre Nostro.

Non capisco.
Davvero non capisco.
Non ho il coraggio di chiedere.
Guardo solo il telefonino.
E mando un sms a Little Blood.

Mi risponde dopo pochi minuti.

“Non lo sapevi? Sono due dirigenti nazionali
di “Convulsione e Liposuzione“. Probabilmente stavano
recitando la preghiera del vespro”

Uno dei due sarebbe stato
nella commissione del mio dottorato.

Ora ero pronta anche
a indossare il cilicio.

[CONTINUA]

Mittelmedia

Posted by admin | Brodo | martedì 28 Ottobre 2008 15:26

Senti,
ciao.

Fidati,
mi piacerebbe passare qui molto ma molto tempo.
Mi è anche tornata la voglia di scrivere. Nonostante il poker.

Faccio la spola da Trieste a Milano, ogni settimana.
Anzi “Su Milano”. Dopo il “piuttosto che”, il nuovo trend linguistico
è quello della preposizione “su”.

“Hey dov’eri ieri che ti cercavo?”
“Eh, avevo un appuntamento SU Venezia”

Mala Tempora Currunt.

Io e Milic tentiamo di frenare la decadenza organizzando un convegno
meraviglioso domani nella sede di Interpreti e Traduttori a Trieste.
Noi la chiamiamo Narodni Dom che fa fico.
Si inizia alle 9 del mattino.

Vi lascio il programma.

Poi la sera ci troviamo tutti a Capodistria.
Noi la chiamiamo Koper che fa fico.
Ma fa tanto fico sul serio perché è l’anagramma di Poker.
Ci troviamo alle 20,
presso la sede di Vinakoper,
– si beve gratis
– si mangia gratis
– si ascolta musica euroregionale gratis


Visualizzazione ingrandita della mappa

Breve intervallo locale

Posted by admin | Brodo | martedì 14 Ottobre 2008 14:12

Se uno va in edicola oggi e si compra il Piccolo
ci trova una notizia che sembra una delle tante notizie.

Però poi magari capita su edtv e cambia idea. O almeno spero.
La notizia è in prima pagina.

Si parla del crack di Goliardica Group.
Per chi non lo sapesse Goliardica non era solo una libreria universitaria qui a Trieste,
era anche una casa editrice e aveva mire di diventare un vero e proprio
franchising nazionale delle librerie universitarie.

All’epoca avevo iniziato una consulenza per uno dei soci,
con cui lavoravo molto bene. A un certo punto più nulla.
So che c’erano problemi tra i due soci, ma il mio referente era completamente
sparito. Grazie al cielo non avevo ancora firmato nulla.

Oggi apro il Piccolo e scopro che “pare” uno dei soci (non quello con cui avevo a che fare io)
si sia intascato qualcosa come 280 mila euro prelevati dalla società
con metodi non così leciti. E il mitico PM Tito si sta lanciando
in un “j’accuse” non da poco contro tal Zuttion, indagato
per alcuni capi d’accusa che non vi sto a riportare.

Niente di straordinario, direte voi.
Sono cose che accadono.

Certo.
Se non fosse che tal Zuttion,
fino a qualche tempo fa
era il docente di
ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE EDITORIALI,
a Scienze della Comunicazione, of Course.

Incidere una svastica sulla carrozzeria di un’auto francese- Parte I

Posted by admin | Brodo | venerdì 3 Ottobre 2008 17:16

Apro gli occhi alle 8.
La sveglia del sabato mattina
me la dà un albatross che passeggia
sopra il mio lucernaio.

albatross.jpg

Ha fatto il nido accanto alla parabola di Sky.
Sono contento che i cuccioli crescano
col sottofondo dei mondiali di freccette, su Eurosport2

nido.jpg

Cambio canale e mi sintonizzo
trepidante sul mio cult del momento:
Loggione“, Canale5.
Va in onda “una furtiva lagrima”,
Pavarotti Version, un incubo per qualsiasi melomane.
Confrontate voi stessi:

Luciano Pavarotti

Qui invece lo stesso pezzo ma con la voce di Tito Schipa:

Tito Schipa

Controllo la posta:
– ci trovo un’intervista a olivier busquet
– un invito a un freeroll settimanale
– una mail che porta come oggetto “In bocca al lupo per lo IULM“La mail è lunghissima.
Una sorta di saga.
E’ una lettera stupenda.
Nelle ultime righe, l’autrice mi dà il consenso a pubblicarla
a patto che io cambi qualsiasi riferimento che possa ricondurre
anche lontanamente a lei.

“Caro EdTv,
questa mail te la scrivo pochi giorni prima
dell’inizio del tuo insegnamento a Milano
(IULM, 20 ottobre n.d.r.).
Gli scopi sono due, il primo è quello
di augurarti ogni bene, il secondo è quello di
raccontarti una storia. La cui morale è l’invidia.
Purissima invidia.

Mi chiamo Victoria Coren.
Ero e sono una precaria.
E tra i precari sono nel girone peggiore,
quello dei precari che “lavorano” all’interno dell’università.

Dopo la laurea ho passato due anni della mia vita
come assistente. Ora si chiamano “cultori della materia”.
Insegnavo “Comportamento e Patologia del seminarista arrapato“.
Il mio sogno era quello di dedicarmi totalmente,
alla ricerca, all’attività di formazione.
Studiare, ricercare, insegnare.
Ma niente, non uno sbocco, non un dottorato,
nulla di nulla. Ogni tanto qualche concorso di materie affini,
tipo “Teorie e Tecniche della copula in segrestia” o
“Scienze Marginali”. Ma non mi interessavano.

Andavo avanti così, galleggiando.
In attesa del mio momento.

Estate di due anni fa.
Lì comincia tutto.

Sono al mare con Fante.
Mi ospita a casa sua.
Io non ho una lira in tasca.
Fante è il mio migliore amico che un giorno
ho deciso di etichettare alla voce “fidanzato”.
Non passerà molto tempo che lui si riprenderà il vecchio status.

Squilla il telefono.
Metà agosto.

“Victoria?”
“Sì?”
“Sono Marcel Jambon”
“Ah, professore! Come va?”
“Bene bene, ho una notiza meravigliosa da darti”
“Vada, tanto sono distesa sul lettino”
“Ti chiamo per conto del Professor Little Blood, lo conosci vero?”
“Certo, è il titolare di “Prevenzione degli stupri in confessionale””
“Bene, Little Blood sarebbe molto contento di averti nel dottorato di febbraio,
pare ci sia un posto tutto per te”
“Scherza?”
“No, no. Mi ha chiamato lui stesso chiedendomi di te.
E’ da molto che ne parlavo con lui. E alla fine sei stata premiata”

Non stavo più nella pelle.
Avessi avuto i libri con me,
mi sarei messa immediatamente a studiare.
Quel dottorato è mio.
Capisci? Mio.
Quando ti chiamano e ti dicono così, nell’università italiana,
significa che ti vogliono con loro.
Che il dottorato è solo una formalità.
Che dopo due anni di fame,
sarei stata pagata, no dico “pagata”
per studiare e per fare ricerca.
Il mio sogno.

[CONTINUA]

37 e 8, 14 e 30

Posted by admin | Brodo | mercoledì 1 Ottobre 2008 14:37

Un po’ di tempo fa avevo l’abitudine di registrare Uomini e Donne.
Tornavo a casa dall’ufficio, lo scaricavo e lo guardavo.
“Luca Dorigo”, “Luca Dorigo – Reloaded”, “Luca Dorigo – Revolution” li ho visti così.

Poi con il tempo le buone abitudini che richiedono impegno e disciplina
tendono a sparire. E ho abbandonato Uomini e Donne.

Stamattina mi sveglio con la febbre.
Diserto il lavoro.
Mi piazzo sotto il piumino e non mi muovo da lì.

Una tachipirina che si chiama Sanipirina,
mi regala qualche momento di lucidità.
Tipo che guardo l’ora e sono le 14 e 30.

Trascino il plaid e il vassoio con il riso in bianco e lo stracchino
di fronte al televisore.

Lei è di Napoli.
E’ in esterna.
E la prima frase che colgo è:
“Io sono sempre me stessa,
io non sono mica come le altre.
Io credo di essere più matura,
perché ho sempre frequentato uomini più grandi”.

Maria, sono tornato.

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