Senza titolo

Posted by admin | Brodo | giovedì 13 Settembre 2007 16:36

Esisteva un’epoca.

Un’epoca in cui i piani regolatori delle cittadine trevigiane
non erano ancora in mano ai programmatori di Sim City.

Un’epoca in cui non era ancora stata approvata la legge Ribas-Toniolo
che metteva al bando libri e romanzi lungo le rive del Piave.

In quell’epoca, Conegliano era una bella città.
Un crocevia culturale per chiunque si appassionasse alla letteratura e alla poesia, soprattutto americana.
Jay McInerney l’ho conosciuto lì.
Eric Andersen, Lou Reed, Allen Ginsberg e Gregory Corso.

Nel 1995 entrai al Teatro dell’Accademia emozionatissimo.
Mi accompagnava un coglione alterna di Milano.
Uno che ora dirige una rivista d’arte.
Appassionato di poesia “beat”- “perché anche loro, a modo loro, erano punk”.
Ma vai a fare in culo.

Io invece avevo già superato il periodo “Beat Generation”.
E su Allen Ginsberg nutrivo pesanti sospetti.
Quello che mi affascinava era la presenza della Pivano.

Capiamoci, già all’epoca dava pesanti segnali di rincoglionimento.
Ma non potevo dimenticare la bellezza di quel saggio che introduceva “Le regole dell’Attrazione” in Edizioni Pironti (credo attualmente introvabile).

Allen Ginsberg si presenta col sitar.
Strimpella.
Fa versi.
Per due minuti.
Poi si calma.
E’ poesia, mica cazzi.
Poi ricomincia a fare versi.
Poi intona in modo osceno l’ormai classica Hadda Be Playin’ On a Juke Box.

Mi lesso i maroni dopo 40 secondi.
Insostenibile.

Sono attorniato da gente in estasi.
Ovviamente è il 1995.
La beat generation vive una sorta di seconda giovinezza grazie al traino di Seattle.

Ciò non toglie che io mi stia rompendo ferocemente i coglioni.
Per fortuna Allen Ginsberg decide di mollare il colpo,
ma solo dopo 6 acuti no-sense.

Applausi.
La gente è impazzita.
Non ha capito un cazzo. Ma non importa.
Del resto nessuno mai ha capito un cazzo.
E’ Allen Ginsberg. Punto e stop.

Dopo ‘sto catorcio, tocca a Zanzotto.

Avevo letto da poco il Galateo in Bosco.
Ma lo capivo poco. Solo qualche anno dopo ne avrei colto la meraviglia.

Dal palco Zanzotto dice che ha scritto una poesia per l’occasione.
Parla di Mickey Mouse.
E’ una poesia sull’infanzia nel dopoguerra.
Una poesia da recitarsi sul motivo di “Topolin” (Tutti in coro noi cantiamo viva Topolin. Topolin, Topolin, viva Topolin).
Ma la sua s’intitola “Topoìn.”
Localizza il mito.
Confonde l’immaginario americano con la terra del Montello.
La sua terra.

Impressionante.

Le mura del teatro si impregnano di dialetto veneto.
La sala si riempie di immagini scandite da una lingua
come mai l’ho sentita prima.
E questa lingua permetteva tutto: gli permetteva di confondere
tradizioni e progresso, miti arcaici e sviluppo industriale.
Il bosco e la fabbrica.

Tutto questo senza il sitar.
Senza un urlo.
Senza LSD.
Senza doversi attorniare di teenager con la camicia di flanella a scacchi.

Accompagno in stazione il milanese.
Aveva minacciato di dormire a casa mia in caso perdesse il treno.
Grazie al cielo all’epoca avevo una tamarrissima 205, mille&nove.

Arrivo puntuale alla stazione.
In tempo per girarsi verso di me:
“Oh, che viaggio….”
“Ho corso troppo?”
“no no.. parlo di Ginsberg che viaggio! che trip!”

Trip.

Questo post l’ho scritto parecchi giorni fa.
L’intento era quello di scrivere un post divertente.
Perché lo scopo era divertente.

Era la valvola per un’idea. E immaginare uno Zanzotto
che vive l’adolescenza negli anni ’80. A Ponte di Piave.
E ridà vita e senso all’idiozia.

Reinterpretando “Call me, baby, call me now” in
“Ciameme, femena, ciameme ‘des”.
Oppure “Fioi de Ibiza, alcuni ié de sest, altri ié canàje”.

Purtroppo mi sono immalinconito scrivendolo.
Per la prima volta da quando scrivo,
sono stato schiacciato dal peso retorico della nostalgia.
Non mi capita mai.
Tant’é.

13 Comments »

  1. Commento by R. — 13 Settembre 2007 @ 17:16

    Ginsberg che legge il suo slang a Conegliano e’ insensato come lo sarebbe Zanzotto se andasse a Manhattan a leggere il suo dialetto.

    Quando l’ intelligentsia italiota capira’ l’ immensita’ della poesia Veneta sara’ comunque tardi.

    Sottoscrivo il tuo giudizio sulla Beat Generation ( dovrei dire Bit?)

  2. Commento by kross — 13 Settembre 2007 @ 17:26

    Grandioso, as usual.
    All’epoca volevo passare per il centro di Coney con un succhiacacca sparato al contrario…ma questo e’ fuori tema.
    Volevo poi puntualizzare: non so che giro hai fatto, ma il Teatro Accademia e la stazione distano duecento metri…….

  3. Commento by EdTv — 13 Settembre 2007 @ 17:34

    Puntualizzazione giusta.
    Presupposto sbagliato.
    La stazione è quella di San Donà di Piave.

  4. Commento by kross — 13 Settembre 2007 @ 17:58

    vabbe’ dai…romanziamola!

  5. Commento by Ant — 14 Settembre 2007 @ 08:56

    All’epoca avevo si e no letto on the road…pero’ pareva molto cool spacciarsi per grandi intenditori… e cosi’ anch’io ho finto per declamare la grande passione per la beat generation… A distanza di anni non ricordo molto di quella serata, se non di aver scoperto Zanzotto. Ma mi spieghi una cosa hai tenuto un diario, ritrovato la poesia da qualche parte oppure hai una emmoria di ferro?

  6. Commento by EdTv — 14 Settembre 2007 @ 10:01

    Ho una buona memoria.
    Ci sono eventi che ricordo perfettamente.
    Pensa che mi ricordo perfettamente dov’eri seduta quella sera 😉
    Dove non ricordo compenso con la fiction per rendere tutto coerente.

    Non ho mai tenuto un diario in vita mia.

  7. Commento by gnello — 14 Settembre 2007 @ 13:57

    Viva Zanzotto… ci fu anche una sua intervista di un giornalista qualche tempo fa… un certo Delle Qualcosa… forse il tuo coinquilino se ne ricorda.

    Zanzotto senza LSD? non credo… il Kukident è lisergico!

  8. Commento by EdM — 14 Settembre 2007 @ 17:50

    par mi Conejan in tel 95 iera un posto pién de figa che se a tirea massa, mejo iesoeo e el movida…

    fa differenza fare il Canova a Treviso o un’istituto tecnico qualsiasi…

  9. Commento by mav — 15 Settembre 2007 @ 11:24

    a zanzotto non serve lsd, è un maledetto teledipendente e il resto ce lo mettono tutte le sue fobie e malattie presupposte. Ci sono dei versi che portano alle lacrime, io me ne sono innamorata con “Si ancora la neve” me l’ha letta una volta in macchina un mio amico, avevo già letto i diari e mi avevano colpito, ma la neve non lo so, mi ha preso totalmente. La poesia non sempre ci arriva nel modo giusto, ma quelle perle che arrivano ci restano dentro, esempio è il fatto che ti ricordi così bene quella sera.

  10. Commento by endria — 15 Settembre 2007 @ 14:08

    zanzotto, diobecco!

    i pini come stanno, stanno bene?

  11. Commento by ple — 17 Settembre 2007 @ 10:32

    marchet marchet… ti te si el zanzot del pont, mi son la pivano (in tutti i sensi anca quel del rincojonimento!). no obbiette gnient del to post, anca che conejan l’è un fià cagona come city… però mi l’ame…. sarà che ho fat la scuola pi vecia e decrepita de tutta l’italia, sarà che quei vigneti in te quee coine la, anca se i è de prosecc del cazzo i me fa innamorar…. ben mi conejan l’ame. anca pi del pont e de treviso de merda…. l’è come la pubblicità del breil: cavame tut ma no sta cavarme conejan. 🙂 el pinot e tutti i so amighi i te spetta…. chissà che a forza de invitarte te vegne par davvero!!!

  12. Commento by fra — 7 Ottobre 2007 @ 19:53

    io amo mcinerney

  13. Commento by EdTv — 9 Ottobre 2007 @ 17:53

    è uno dei miei scrittori preferiti

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