Genetliaco dell’Imperatore – puntata n°2 –

Posted by admin | Brodo | sabato 10 Febbraio 2007 13:12

Per le precedenti puntate:
1) Genetliaco dell’Imperatore – puntata n°1

genetliaco2.jpg

Si ringraziano: Rione Fontana per la camicia, Ralph Lauren per il maglione

L’ultimo libro di Toaff accompagna il sacrificio

Ho bisogno di un BillyBoy personale

Posted by admin | Brodo | mercoledì 7 Febbraio 2007 17:31

“Eccomi là: cioè, Alex e i miei tre drughi. Cioè Pete, George e Dim”

Ieri sera non mi davo pace.
Annodavo all’indice la mia cravatta rossa. Nervoso. Isterico. Rabbioso.
Ero come Lestat. Volevo il sangue di qualcuno.
Ho acceso la Ps2 per sfogarmi, giocando a God Of War in modalità Dio.
Ma sgozzare Minotauri non dà soddisfazione. E non so nemmeno se è Cruelty Free.
Devo chiedere alla Lav.

“Ed eravamo seduti nel Korova Milk Bar arrovellandoci il gulliver per saper cosa fare della serata.”

Ero nervoso per il pomeriggio. All’incontro con Pupi Avati.
L’incontro si tiene alla Cappella Underground. Uno dei templii della spocchia triestina.
Ci sono 30 persone in tutto.
Una per ciascun film di Pupi Avati.
Doveva essere un incontro con gli studenti. Ma di studenti ce ne saranno stati sì e no quattro.
Il resto della platea è formato da Signori e Signore.

“Il Korova Milk Bar vende più o meno latte rinforzato con qualche droguccia mescalina che è quello che stavamo bevendo”

L’incontro comincia con Pupi Avati in splendida forma.
L’ho visto tre volte Avati. Due volte parlava di fantascienza e fantastico.
Questa volta era terribilmente autobiografico.
Dispensava splendidi aneddoti su come è diventato regista.
Su come gli esseri umani vivano nevrosi uniche quando talento e passione non coincidono.
Verissimo.
Non c’è nulla di più frustrante.
Io per esempio nutro una passione sconfinata per la lotta fisica.
Ma sono completamente privo di talento. Non so colpire, non so difendermi.

“E’ roba che ti fa robusto e disposto all’esercizio dell’amata ultraviolenza”

L’incontro è stupendo.
Ma come ogni incontro inesorabile arriva il momento de

“Le Domande del Pubblico”.

La platea è di quelle classiche. Asservite. Supponenti. Cinefile.
Una tizia in prima fila che con il cinema aveva qualcosa a che fare, comincia a dire che è uno scandalo.
Cosa?
Che non vengano distribuiti all’estero i film italiani.
“Quest’anno sono usciti dei capolavori che mai nessuno vedrà”
Capolavori.

Io ho smesso da molto tempo di vedere film italiani.
Non li vedo. Punto e stop.
Ho fatto un’eccezione solo per “Romanzo Criminale”.

Mi schifa solo l’idea di immergermi in trame così povere e minimaliste. Brr…
Quest’anno mi sono permesso solo di dare un’occhiata a “Sangue” di Libero de Rienzo.
E’ un’esperienza sconvolgente.

Ecco. Pausa. Fermati un secondo tu che leggi.
Prenditi un minuto per pensare alla cosa che ti evoca maggiormente il senso del brutto.
Prendila, fissala, e poi guardati “Sangue”.
Il mondo, poi, ti sembrerà più bello.

Se una platea s’innesta nel circuito della sobrietà di proporre termini come “capolavoro”
allora l’incontro, automaticamente, sta per prendere una brutta piega.

Fortuna che Pupi Avati è un gigione. E cattura stimoli dal pubblico per parlare delle sue storie. Di Fellini. Di Otto e Mezzo. Della Bologna del ’63. Cose da giovani insomma.

Poi arriva la domanda cruciale:
“Lei nel suo ultimo film sferra un attacco cruciale alla Televisione…”
Ahi.
Ahi.
Comincio ad avere una strana sensazione.

“…cosa ne pensa lei di questa Televisione?”
Forse mi stanno per girare i coglioni.
Ma tento di decantare.

Pupi Avati toglie la maschera.
La getta indietro.
E indovinate un po’?

Credete forse che il cinema italiano sia in crisi per mancanza di idee?
Credete forse che sta società di merda sia così di merda perchè siamo gente di merda?
Credete forse che forse sia un po’ colpa di tutti noi.

NO.

Secondo Pupi Avati l’origine del male ha un nome.
E’ non è “televisione”.
Secondo Pupi Avati l’Armageddon che ci porterà verso la fine del mondo si chiama: Reality Show.

La platea rumoreggia estasiata per le parole del maestro.

“Oh, finalmente!!!”
“Non ne possiamo più del Grande Fratello…”
“La gente non va più al cinema per colpa della televisione…”

Mi mangio le unghie. Avevo smesso ma ieri sera ho ricominciato.
Devo dire qualcosa.
Ma non ce la faccio.
Rischierei di essere disconfermato.
Questa platea vuole le “stronzate del maestro”. Deve nutrirsi e appagarsi di queste cazzate.
Come probabilmente direbbe René Girard, Reality Show è solo un altro modo per dire “Gesù Cristo”. Sacrificio. Capro.

Se intervengo faccio una cazzata.
Se non intervengo aumento la mia nevrosi.
Intervengo.

“Scusi…”
“Sì dica pure”
“Io non capisco come mai il cinema perda tempo a occuparsi di televisione, non è che forse sia corto di idee?” (Tradotto: “Invece che ai Reality non sarebbe il caso di cominciare seriamente a pensare che sono 20 anni che fai film del cazzo? E che se il cinema italiano è morto è anche colpa tua e non certo della Endemol. Cazzo.”)

Non l’avessi mai detto.
Il Maestro non si aspettava di essere contraddetto. Ovviamente.
E ovviamente mi tratta con sufficienza cercando la solita empatia borghesuccia con la platea.
Mi dice la tivù è in mano alla pubblicità, che il cinema doveva occuparsi prima di televisione e doveva lanciare un messagio forte contro la televisione..”
Dalla platea si leva una voce: “E’ vero! Gli americani l’hanno fatto con Truman Show”

Mavaffanculo. Te e Truman Show.

Me ne vado a casa giù di morale.
Preso male.
Non c’è speranza.
Alla fine di American Psycho c’è scritto chiaro e tondo:
“Questa non è una via d’uscita”.
No cazzo.
Non c’è via d’uscita.
Qui è sempre colpa di qualcuno.
Qui nessuno si prende la responsabilità della propria merda.
E poi mi chiedono perchè sono così pessimista-cinico-arrabbiato.
‘Fanculo.
Non è colpa mia. E’ colpa dei Reality.

Non chiedetemi una colonna sonora. Non ne ho. Anzi mettemi il Teatro del Silencio di Mulholland Drive..

ActionCamp a Udine e altre notizie

Posted by admin | Brodo | lunedì 5 Febbraio 2007 16:23

1) Parteciperò a un evento che si chiama ActionCamp all’interno di InnovAction.
Detta così sembra una roba figa, anzi figAction.
ActionCamp è un BarCamp.
Un BarCamp è una stronzata che si sono inventati a San Francisco.
Praticamente la gente si trova e parla a turno.
E gli altri ascoltano.
La figata del web è chiamare con un nome nuovo cose vecchie.
E il vecchio torna nuovo.
Io parlerò.
Il mio intervento ha un titolo per ora provvisorio: “GMP – Giovane Maschio Padano“.
Il link dell’avvenimento è qui: ActionCamp
Ci si vede a Udine dal 15 al 18 febbraio

2) Domani andrò alla corte di Pupi Avati in visita qui a Trieste.
Mi inchinerò ai suoi piedi.
E gli chiederò “Maestro, ma quando torni a fare un horror? E’ il popolo che te lo chiede”.

3) Giovedì mattina ho gli ultimi esami della mia breve vita accademica.
Ho deciso che per celebrare al meglio questa sessione una delle domande centrali sarà:
– “Ghigo Agosti e Coccinella, prospettive sociologiche”.

Chiude la mia carriera universitaria, un pezzo a caso di Umberto Bindi

Genetliaco dell’Imperatore – puntata n°1 –

Posted by admin | Brodo | venerdì 2 Febbraio 2007 18:55

Ultimamente ho l’entusiasmo e la vivacità di un pollo in batteria.

Leggere il capitolo dedicato al Kalashinikov di Gomorra
mi fa spuntare l’idea che comprarmi un AK47 e nasconderlo nella scarpiera
potrebbe rassicurarmi e darmi gioia.

Ma devo pormi obiettivi di più ampio raggio.
Il mio guru me lo diceva sempre: “obiettivi e disciplina, solo così sconfiggerai l’indolenza, la pigrizia, l’infelicità”.

Il 1° gennaio ho deciso che non avrei toccato più carne. Ci sto riuscendo senza soddisfazioni. Troppo facile.
Il 1° gennaio ho deciso che sarei andato oltre la mia media mensile di due libri letti. Portandoli a quattro. Tre di narrativa e un saggio. Troppo facile. Basta eliminare Sky e la vita sociale.

Insomma, poche soddisfazioni.
Poi. Basta una mattina.
Basta alzarsi dal letto. Basta un corto circuito.
Mi guardo allo specchio.

“Ma io, da quanti giorni sono che non mi faccio la barba?”

31 giorni. L’ultima barba che mi sono fatto risale al pre-veglione.

Perfetto.
Il pelo è da sempre lo stimolo giusto.
Il pelo è l’obiettivo di lungo raggio di cui avevo bisogno.

Da oggi fino al 18 di agosto questo blog pubblicherà una foto alla settimana.
Un po’ come da quattro anni fa John Stone.
Solo che io lo faccio con la mia barba.
Settimana dopo settimana l’obiettivo è quello di arrivare al 18 di agosto.
Genetliaco dell’Imperatore.
Gara di baffi e barba a Giassico.

Ora sono così.

genetliaco1.jpg

L’obiettivo è di diventare così o quasi:

franz-josef.jpg

E’ con le grandi sfide che si dà senso alla vita.

Un pezzo di Adriano Canzian mi avvicina al Genetliaco

Il piano finale

Posted by admin | Brodo | giovedì 1 Febbraio 2007 11:07

Drin.

“Pronto?”

“Che ne pensi?”
“Penso che non ho parole”

“Geniale, vero?”
“Geniale a dir poco. Il genio prevede una componente di follia. Qui la follia
non esiste
. Un genio lucido, razionale, marmoreo”

“Infatti, concordo. Ti chiamavo solo per cercare conferme.”
“L’unica cosa che mi chiedo è il piano finale. Una strategia così
perfetta deve prevedere un finale. Un finale coi controcazzi.
Più o meno riesco a prevedere tutto ma il finale ancora mi sfugge”

“Sono 13 anni che me lo chiedo anch’io”
“Sì ma qui siamo oltre”
“Cioè?”
“Questo è uscire dalla logica dei frames
“Cioè?”
“Rifletti un secondo. Che cosa manda in onda 24h su 24?”
“Puttanate…”
“Sì ma in queste puttanate la dominante è sempre quella. La mitopoiesi del pettegolezzo,
il voyeurismo, pensa a Uomini e Donne, a Stranamore, le coppie-non coppie, l’amore
come merchandising…”
“Già…”
“E lui va oltre, capisci? Sposta la cornice. La toglie dal suo habitat naturale
come può essere la soap, la fiction, il reality. E la sposta a un livello superiore”
“Cioè?”
La sposta alla sua stessa vita
“Romanza?”
“Esatto. Romanzare è la parola chiave. Ogni sua azione è la grammatica universale della narrazione.
E la cosa impressionante è che tocca qualsiasi genere. Con l’infarto giocava col dolore, l’ascesa, la caduta
e di nuovo ascesa…”
“…e con Veronica?”
“Con Veronica si tuffa nella commedia all’italiana. Le battute salaci e grossolane da una parte e un ritorno mesto all’ovile famigliare poi, dopo la lettera della moglie”
“Sì. Incredibile”
“Incredibile la lettera. L’ho letta almeno 10 volte. C’è tutto. E’ perfetta! C’è persino la citazione colta”
“Pensa a quegli stronzi da salotto che si identificano con lei…”
“Sì, chiaro. Quella lettera è apposta per loro. Per farli godere. Per generare quella malata empatia.
Per far credere loro che Veronica è una di loro.”
“Impressionante”
“Sì, sono sconvolto. A volte penso che l’obiettivo finale sia il palco.”
“Il palco?”
“Credo si sia stancato di recitare da solo. Credo che nel corso degli anni si sia sentito solo lì in mezzo. E abbia deciso pian piano di farci recitare tutti. Nessuno escluso. Era la sua soap. Ora è la nostra soap
“Hai soluzioni?”
“Credevo che l’indifferenza fosse l’unica arma. Ma se ne sto a parlare con te significa che non lo é. Persino la mia e la tua analisi sono un modo per partecipare”
“Quindi?”
“Quindi non c’è speranza”
“Brutta storia…”
“Sai cosa diceva Benedetto Croce?”
“Cosa?”
“Che nessuno di noi può dire di non essere cristiano”
“Quindi?”
“Quindi nessuno di noi, ora, può dire di non essere Berlusconiano”

Gli Hot Club de Paris suonano una melodia distorta

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