Parcheggio la Punto Grigia di fronte alla banca.
Tom Yorke ha appena finito di duettare con Bjork quando spengo il mangianastri.
Scendo.
Si spalanca la porta dell’Audi e il mio pantalone blu di
Marithé et François Girbaud sfiora il sedile.
Questa sera sono intellettual-chic.
Indosso un paio di occhiali finti e una camicia verde pistacchio Fay.
Partecipanti alla serata:
– Momi, restauratore di mobili antichi, proprietario dell’Audi
– Bisteca, figlio del macellaio del paese e macellaio a sua volta
– Mario, agente di commercio con velleità politiche
– Io, declinato in vari me
La meta è Jesolo in una notte alle soglie dell’estate.
La meta è il compleanno di femmina appartenente alla categoria:
– bionda capello liscio lungo
– commessa di una boutique
– alle soglie del matrimonio
– alle soglie dell’adulterio
Il tema della trasferta è la nuova girlfriend di Momi.
E’ tempo di grezzume etero.
Le keywords sono:
– “telaio impressionante”
– “ha degli occhi incredibili”
– “beato ti che te ssì riussio a vederghe i oci” (beato te che sei riuscito a vederle gli occhi) simulando il gesto del pettorale prominente
Arriviamo al Casablanca semivuoto.
Faccio presente quanto sia terribilmente in
arrivare in anticipo.
Sorprendendo tutti.
“Perchè?”
“Perchè Il Casablanca lo devi trattare con indifferenza. Se arrivi all’una e mezza
il pubblico capisce che il Casablanca è la tua meta. Che sei arrivato lì appositamente.
Per rimanerci, per chiudere la serata. Se arrivi a mezzanotte, il Casablanca è un transito, un atto quasi
dovuto con cui ti sei dovuto sporcare, chi arriva a mezzanotte deve avere sempre la faccia annoiata
di chi deve andarsene subito, di chi ha qualcosa di meglio da fare.
Tu sei lì per fare un favore al Casablanca.
Tu sei lì per dire ci sono, mi tocca ma mi aspettano da un’altra parte.
E verso l’una e mezza ti puoi permettere di compatire chi arriva e te ne vai.
Al Casablanca non ci vai, ci passi”
Sono convincente.
Ma non avevo dubbi a proposito.
Il compleanno tarda a cominciare.
Ci sediamo su un tavolino minimal-basso costeggiato da divani minimal-bassi.
Incombe sopra di noi un lampada minimal ad altezza capezzolo.
Accanto a noi un terzetto femminile ben promettente.
Corpiduri inflessibili, signorine Rottermeyer avvolte in pantalone bianco, shorts-jeans e pantalone blu.
Over30. Troppe lampade. Davvero troppe.
Hanno lo sguardo severo.
Le odio già.
Vorrei strangolarle con una stola di Celeste di Francesco, ma sarebbe davvero troppo upper per loro.
Parlano un italiano non perfetto. Con forte cadenza veneta-pop.
Si stanno divertendo perchè hanno inserito la modalità “compartimentazione del venerdì sera”.
Donne con donne. Uomini con uomini.
Caserma vs. Gineceo.
Stanno parlando dell’addio al nubilato imminente di una di loro.
Bisteca le guarda ininterrottamente.
Io non me le filo di striscio.
Mario è sparito.
Momi è già ubriaco. Pesantemente ubriaco.
Arriva il secchiello del Moet Chandon.
Trattengo il mio disappunto.
Non potrò berlo dato che mi crea acidità di stomaco.
Molte marche mi creano acidità di stomaco.
Il Bollinger no. Il Bollinger è terapeutico.
Ma non avanzo simili pretese al Casablanca.
Momi ha già rovesciato il contenuto del bicchiere per terra
inciampando sull’ennesima, pessima PGN, Prada Ginnica Nera.
Bestemmia.
Incrocio lo sguardo di Bisteca per capire il da farsi.
Bisteca sorride. Laissez Faire, mon petit ami. Je dois rire.
Momi si riempie il bicchiere di nuovo.
Con un’azione maldestra rovescia l’intero secchiello.
Ghiaccio ovunque.
Le tre corpoduro non credono ai propri occhi.
Le tre corpoduro relativizzano il momento sotto la voce: “e adesso?”
E’ incrediibile il potenziale terroristico dell’acqua.
Acqua per terra = Paura.
Una delle tre mi chiede di portare fuori dal locale Momi.
“E’ ubriaco”. Mi dice.
“Beato lui”. Rispondo.
Se ne va offesa.
Alle mie spalle è tutto un commentare il pavimento bagnato.
L’indignazione sociale si fa pesante.
Tentano di richiamare l’attenzione di una serva del locale.
La schiava ha un vassoio in mano e sfiora con lo sguardo il dito alzato della corpoduro e tira dritto.
Momi è in un angolo soddisfatto.
E’ in posizione mefistofelica.
Io e Bisteca continuiamo a guardarci soddisfatti.
Per terra è un lago.
Le tre corpoduro sempre più indignate.
Momi si allontana per un attimo
poi si siede accanto alle tre corpoduro
dalle sue mani spunta qualcosa di color pervinca.
E’ una tovaglia enorme.
Forse quella del tavolo accanto.
Le tipe lo guardano inorridite.
E’ ubriaco.
Ha sporcato.
Va ostracizzato.
Momi si avvicina a una di loro.
Io e Bisteca ci avviciniamo a lui.
Non per fermarlo.
Ma per ascoltare l’oracolo.
Momi fissa la più isterica e stronza delle tre.
Allunga il braccio e le porge la tovaglia color pervinca.
Mima il gesto dai la cera, togli la cera.
“‘Scolta, ti che te si pratica, parché non te scominzia netar par tera?”.
Senti, tu che hai dimestichezza, perchè non cominci a pulire per terra?
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